Turisti, stranieri, italiani residenti all'estero o in altre regioni e studenti soggiornanti in Campania con i loro familiari: quasi sempre cittadini fantasma per il servizio...
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L'Ente di Palazzo Santa Lucia, nell'ultimo anno e mezzo, è corso ai ripari e ha messo in moto una serie di controlli e verifiche incrociate attivando anche il pool degli ispettori regionali. Le verifiche, iniziate negli ospedali delle località a maggior flusso turistico, hanno fatto emergere con evidenza un nodo pressoché misconosciuto. Basta pensare alle guardie mediche e alle guardie turistiche: se non utilizzano la ricetta dematerializzata, questi camici bianchi annotano sul retro della vecchia ricetta rossa, negli appositi spazi, tutti i dati del paziente per consentire le successive compensazioni. In realtà queste ricette vanno perse perché da quando vige il flusso informatico tra medici, Asl e farmacie, non c'è più il personale che si occupa di analizzare i documenti cartacei. In altri casi non viene invece richiesta la tessera sanitaria, rendendo difficile identificare il paziente e la Regione e l'ente finale destinatario della fattura. Nei pronto soccorso e nei ricoveri infine, nelle schede di dimissione ospedaliera, non esiste una schermata in grado di registrare tali accessi e tali prestazioni finiscono (impropriamente) nel calderone degli stranieri temporaneamente presenti (Stp in sigla). Più che i pazienti sono così i costi a diventare clandestini in quanto non tracciati e sottratti al calcolo dell'assegnazione della corrispondente quota del fondo sanitario nazionale comunque non soggetti a compensazione tra Regioni. Oppure non riscossi dai Paesi esteri di provenienza dei turisti.
Tra queste inadempienze è quasi totale l'inutilizzo del formulario «S1» un codice rilasciato ai cittadini nati e residenti in Italia che però percepiscono una pensione da Paesi dell'Ue. La Regione, su sollecitazione della struttura commissariale, al momento si sta lavorando sulle procedure per registrare i dati utili al recupero crediti. Ma il nodo da sciogliere è l'aggiornamento dei sistemi informatici. In molti casi manca infatti la maschera per la registrazione del dato. È infine in atto una procedura, attivata dalla Direzione regionale tutela della Salute, per l'identificazione di questi cittadini e il rilascio di una tessera asteriscata. Nell'arco dei prossimi mesi questo lavoro dovrebbe consentire di svoltare sulla registrazione dei flussi mettendo nel piatto dell'assistenza una preziosa manciata di milioni di euro ogni anno. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino