Maltempo, Ischia si sbriciola: ora fanno paura 12 frane

Emergenza estesa a tutta l’isola, controlli anche sulle coste battute dalle mareggiate

I funerali delle vittime di Casamicciola
Frane che segnano i fianchi della montagna e coste che si sbriciolano sotto i colpi di violente mareggiate. Senza un vero e proprio “piano Marshall” per prevenire il...

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Frane che segnano i fianchi della montagna e coste che si sbriciolano sotto i colpi di violente mareggiate. Senza un vero e proprio “piano Marshall” per prevenire il rischio idrogeologico e sismico, Ischia non potrà risolvere i suoi problemi. Archiviato ieri, con gli ultimi funerali delle vittime, il più doloroso capitolo della tragedia di Casamicciola, non c’è solo la frana al Celario a turbare i sonni del Commissario di governo Giovanni Legnini. Perchè sull’isola verde occorrerà mettere in atto un complesso pacchetto di interventi, considerato che le ultime opere di manutenzione del territorio risalgono ai primi decenni del 900. Dalla tremenda notte del 26 novembre sono tante le aree a rischio smottamento che si sono fatte evidenti non solo lungo le pendici del monte Epomeo e del suo “fratello” minore, monte Vezzi, ma anche lungo le coste a ovest dell’isola. Basti pensare al muraglione in cemento armato realizzato dalla Città Metropolitana a Forio, sulla litoranea che conduce alla baia di Citara: realizzato cinque anni fa, è crollato a mare appena pochi giorni prima della frana di Casamicciola. Un’opera in cemento armato di sette metri di altezza, per due di spessore, che non ha retto alla furiosa mareggiata e che per un fronte di 15 metri si è “piegato” sugli scogli. Oggi la litoranea Forio-Citara per un percorso di un chilometro e mezzo risulta transennata perchè pericolante in almeno sei tratti diversi.



Restando a Forio, fronti franosi sicuramente più imponenti di quello del Celario incombono sulle località Piellero, Pennanova e all’altezza del “Capannaccio”. In quest’ultimo caso, il grave pericolo incombe su importanti insediamenti di Lacco Ameno: palazzine di edilizia popolare risalenti agli anni ’60, una scuola, decine di abitazioni, tre piccoli alberghi, la caserma dei carabinieri e l’ospedale “Rizzoli”. Avanzando verso Casamicciola, oltre al Celario, la parte alta del paese mostra criticità lungo almeno altre quattro faglie, senza contare il costone che sovrasta la litoranea, crollato in un punto e che oggi rappresenta la prima sfida che Legnini ha annunciato di voler affrontare, su questa arteria stradale di vitale importanza per i collegamenti dell’isola. A Ischia Porto il problema si chiama invece monte Vezzi, dove sotto la frana del maggio 2006 persero la vita Luigi Buono e le sue tre giovani figlie, e dove ieri sono state sfollate, per allerta meteo, circa 90 persone. Salendo verso Barano, il problema è duplice, lungo il versante est dell’Epomeo e lungo i costoni della spiaggia dei Maronti (oggi interdetti alla viabilità e con alcune abitazioni sgomberate), dall’estate del 1977 tristemente famosi per il crollo nel quale persero la vita sulla spiaggia cinque turisti tedeschi.

All’istmo di Sant’Angelo infine il pericolo è il Montagnone: qui il sindaco ad ogni allerta meteo fa evacuare una decina di persone ed ha ingiunto ai privati, proprietari della parte alta, di effettuare subito lavori di messa in sicurezza mai eseguiti. In tutto, 12 emergenze. E l’allerta meteo delle ultime 36 ore ha comportato ancora una volta l’evacuazione precauzionale di circa 700 persone da tutte le aree potenzialmente a rischio dell’isola. Anche ieri sono stati segnalati alcuni casi di irriducibili (al momento non si segnalano però denunce) che non hanno voluto abbandonare le case, ma il loro numero risulta in forte calo. 

«Oggi li pensiamo in Paradiso uniti e sorridenti», sono state le parole di monsignor Gennaro Pascarella, vescovo di Ischia e Pozzuoli, che ha celebrato nella mattinata le esequie dei cinque componenti della famiglia Monti e di Nikolinka Blangova. Consapevole che, conclusi i funerali, si apre il tempo della responsabilità, Pascarella ha sottolineato l’urgenza di una «riflessione critica sull’accaduto» che spinga «le autorità amministrative e politiche a trovare soluzioni non rimandabili affinché eventi del genere non si ripetano»; nello stesso tempo, ha ribadito, «siamo provocati a difendere e prenderci cura del nostro territorio bello e ferito».

Toccanti le parole di Sara, sorella di Valentina Monti, morta insieme al marito e ai tre figlioletti, Michele, Giovan Giuseppe e Maria Teresa: «Eravamo una famiglia unita, i nostri ragazzi erano i loro e i loro figli erano come nostri». E forte emozione hanno provocato anche i ricordi degli insegnanti e dei compagni di scuola dei tre bambini: «Spes ultima dea, ma sotto quel fango è rimasta anche la nostra speranza e non accettiamo queste bare bianche». La giornata del lutto si è chiusa poi a Lacco Ameno, dove si sono svolti – sempre in forma privata - i funerali dell’ultima delle 12 vittime della frana, la trentenne Maria Teresa Arcamone

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Il Mattino