Al grido di «Forza, Noemi» oltre mille persone hanno partecipato questa mattina alla marcia anticamorra in piazza Nazionale. «DisarmiAmo» Napoli il titolo...
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Una partecipazione di massa che non ha visto tuttavia la presenza del quartiere, dove venerdì pomeriggio fuori al bar Elite la piccola Noemi, 4 anni, che continua a lottare tra la vita e la morte al Santobono, è rimasta ferita per un proiettile che le ha attraversato i polmoni. «Non è possibile che la gente sia omertosa di fronte a quanto accaduto - tuona una donna riferendosi alle tante persone affacciate ai balconi in piazza - perché quello che è accaduto potrebbe capitare a chiunque e non è giusto voltarsi dall'altra parte».
«Che nessun genitore sperimenti questa esperienza al limite - dice Maria Luisa Iavarone, in piazza insieme al figlio Arturo - la vita ha un valore supremo. Oggi Arturo è qui con noi, aspettiamo presto Noemi, perché anche lei sia parte di un grande popolo che ha scelto di liberarsi e di vivere libera perché questa storia ci deve insegnare molto di più di quanto non ci stia dicendo oggi».
«Sono stato a questa manifestazione oggi a piazza Nazionale a Napoli -dichiara Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania - Siamo stanchi della violenza, della crudeltà di questi criminali, della malavita organizzata. Stanchi delle parole e delle promesse. Ero lì per testimoniare una reazione civile, sociale e culturale. Ero lì per mettere un argine agli impresari della paura, ai vacui slogan tardivi della politica romana. Ero lì per denunciare che mancano le risorse per scuola, cultura, welfare e lavoro. Ero lì per tallonare chi parla della resipiscenza civica sui social ma non è tra le persone. In cammino con le persone. Meglio esserci che discutere sempre sull’essere».
«Tutti si chiedono come fare affinché queste cose non capitino più. - interviene Ivo Poggiani, presidente della III Municipalità - La risposta non è semplice, nessuno ha la ricetta perfetta, non esiste nessuna bacchetta magica. Ognuno deve fare la sua parte, istituzioni e cittadini. Il paradosso è però che la società civile in questi anni ha messo in campo ogni strumento possibile, sostituendosi spesso a chi avrebbe il compito di dare risposte. Insomma chi ha il diritto di contribuire lo esercita, chi invece ha il dovere per funzione istituzionale pare che rivolga ad altro le proprie attenzioni».
Tante le testimonianze di chi ha perso un familiare a causa della criminalità, come i parenti delle vittime innocenti come Antonio Landieri, Gianluca Cimminiello e Palma Scamardella, che hanno preso la parola per ricordare il sacrificio dei loro cari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino