Manifesti in ospedale: «Fate causa». I medici di Napoli: è un business, fermatelo

Manifesti in ospedale: «Fate causa». I medici di Napoli: è un business, fermatelo
«Ancora una volta i medici dei maggiori ospedali cittadini devono assistere alla mercificazione della salute, o meglio allo sfruttamento  economico del dolore...

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«Ancora una volta i medici dei maggiori ospedali cittadini devono assistere alla mercificazione della salute, o meglio allo sfruttamento  economico del dolore altrui. La cosa che ci lascia perplessi e ci allarma è che dietro queste operazioni di business non ci sono grandi studi legali, bensì gruppi finanziari che sanno di potersi infilare nelle maglie  larghe di un sistema che oggi mostra tutte le sue vulnerabilità». Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, commenta  così l’apparizione in città di enormi manifesti che campeggiano all’esterno degli ospedali e invitano i pazienti a fare causa ai medici. «Pubblicità che rispettano formalmente quanto previsto dalla legge –  precisa Scotti – ma che sono un rischio per la tenuta del sistema sanitario pubblico».


Ed è sempre il presidente dell’Ordine dei Medici di  Napoli a svelare l’evoluzione di un sistema che negli anni è diventato un  vero e proprio business, che si alimenta alzando il livello dello scontro tra medici, pazienti e persino avvocati. «Dietro questa pubblicità –  spiega il leader partenopeo dei camici bianchi - ci sono società finanziarie che fungono da procacciatori di clienti, non ci sono avvocati.  A livello nazionale la Fnomceo sta anche realizzando un protocollo con il  consiglio nazionale degli Ordini degli Avvocati, ma il punto centrale della questione è la legge. Il ministro della Salute Giulia Grillo e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dovrebbero prendere in dovuta  considerazione il problema, e ragionare su una correzione di rotta molto celere. Se non si interviene in maniera decisa e mirata altre iniziative, come quelle sulle liste d’attesa, finiscono col divenire solo azioni spot.  Mirate ad acquisire consenso politico».


Va infatti considerato che all’aumento spropositato del contenzioso medico legale non è corrisposto negli anni anche un aumento delle condanne dei  medici, che anzi in più del 90% dei casi riescono a dimostrare la perizia con la quale hanno operato. Scotti spiega però che il sistema del contenzioso non tiene in conto delle vittorie o delle sconfitte perché «giocando sui grandi numeri alla fine il banco vince sempre». E poi aggiunge che a perdere sono i pazienti, perché «la mole delle cause che ogni anno vengono generate, nella maggior parte dei casi in maniera  temeraria, finiscono per sottrarre risorse al sistema sanitario pubblico». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino