Mann Napoli, la sfida del ministro Sangiuliano: «Museo di prima fascia»

Visita a Pompei da Zuchtriegel: «Dobbiamo assolutamente evitare che il degrado possa tornare in questo luogo dopo il Grande Progetto»

Il ministro Gennaro Sangiuliano a Pompei con Gabriel Zuchtriegel
È un tour nella bellezza segreta, tra cantieri in corso, alla (ri)scoperta delle meraviglie per troppo tempo oscurate, quello che per un giorno unisce Pompei e Napoli,...

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È un tour nella bellezza segreta, tra cantieri in corso, alla (ri)scoperta delle meraviglie per troppo tempo oscurate, quello che per un giorno unisce Pompei e Napoli, l'arte e l'archeologia: i nuovi reperti scoperti in anteprima negli scavi, tra operai e transenne, e la mostra su Alessandro Magno inaugurata al Mann. Tesori dallo straordinario potere evocativo valorizzati nel loro «work in progress»: le ultime tre vittime dell'eruzione del 79 dopo Cristo ritrovate tra affreschi e oggetti della vita quotidiana, durante i lavori nell'insula X della Regio IX, e il mosaico di Alessandro Magno, il più prezioso, che ricostruisce la battaglia di Gaugamela, tra Occidente e Oriente, con il condottiero che avanza in sella all'indomabile Bucefalo e mette in fuga Dario III sull'alto carro. Quest'opera è in restauro: nascosta dietro una meno elegante riproduzione e un altro telo, di protezione sottile e di colore beige. Ma, anche se non si vede (e non si vedrà per tutto il periodo dell'esposizione, fino al 28 agosto), l'originale è centrale nella raffigurazione dell'eroe dei due mondi, lungo il percorso illustrato ieri. Con taglio del nastro affidato al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, subito dopo impegnato nel viaggio sotto il Vesuvio.

Si parte da Alessandro Magno: re, filosofo, stratega, guerriero. La guida che introduce il visitatore del Mann alla scoperta delle sue imprese e di grandi civiltà. I curatori della mostra, Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo, ne ritrovano le tracce disseminate tra Europa e Asia, contaminate da popoli e genti incontrate nelle spedizioni militari. L'eroe viene così dipinto con gli abiti del faraone, in quelli di Zeus, di Eracle, di Dioniso, di Shah di Persia, di raja di Taxila e dell'India. Tre i ritratti nel marmo nell'atrio del museo: così si entra subito negli ambienti della villa di Fannius Synistor, a Boscoreale, ricostruiti per la prima volta con affreschi e pitture venduti a diversi musei: raffigurano la corte del sovrano macedone. Ancora: gemme, corazze, sandali, sculture, tra cui il busto del Louvre, copia romana da un originale di Lisippo. E il magico scudo, la narrazione dell'eterno conflitto cantato da Omero, e più tardi da Erodoto, tra Europa e Asia, tra Grecia e Persia. Il vaso dei Persiani (seconda metà del IV secolo avanti Cristo). Ricomposto il gruppo di statue equestri in marmo proveniente dal santuario di Giunone, conservato in parte al British Museum e in parte a Lanuvio. L'ammirazione per Alessandro da parte dei sacerdoti egiziani è ricordata con la stele del tempio di Iside a Pompei: in geroglifico. Usi, costumi e religioni si mescolano nel viaggio verso Oriente (334-323 avanti Cristo): il condottiero fondò tante città, da Alessandria in Egitto a Alessandria Eschat e a Bucefala in Pakistan. Di rilievo la splendida statuina di divinità indiana di avorio ritrovata a Pompei, testimonianze delle reciproche influenze.

«Sono convinto che la cultura sia lo strumento fondamentale per costruire ponti e per costruire degli incontri», sottolinea Sangiuliano, che annuncia l'intenzione di promuovere il Mann a museo di prima fascia, chissà che l'operazione possa consentire a Paolo Giulierini di restare alla guida del museo più dei due mandati previsti, sottraendo il sito al bando per la ricerca dei nuovi direttori, tra qualche giorno online. «Mi piacerebbe continuare», spiega il manager fiorentino che ha dato un'accelerazione ad «Alessandro Magno e l'Oriente», anche senza il principale capolavoro, proprio per non lasciarla in sospeso. «La mostra vuole anche essere messaggera di cultura, unisce le tante comunità presenti a Napoli», sottolinea. Curiosità: un bronzo, proveniente da Villa dei Papiri, ha le sembianze di Seleuco, la guardia del corpo di Alessandro, ma uno scudo è di Vincenzo Gemito. In totale sono 170 le opere, «che compongono un percorso unico: nessun altro museo può riproporlo, perché solo qui si trova il grande mosaico con da milioni di tessere e una superficie di eccezionale estensione (5,82 metri per 3,13)», aggiunge Lo Sardo, già in contatto con il Metropolitan per dare seguito alla complessa ricerca per l'allestimento iniziata ben prima dell'emergenza Covid, coinvolgendo il museo delle Civiltà e dell'Arte orientale «Tucci» a Roma. Nell'attesa di ammirare il mosaico, nelle fasi salienti del restauro (a partire da dicembre, un intervento da 700mila euro, di cui 200mila finanziati dal Giappone), nel Salone della Meridiana non manca comunque la ricostruzione dell'opera, così come collocata nella casa del Fauno (sul pavimento anziché a parete), secondo gli studiosi una copia romana del quadro di Apelle, il più noto pittore dell'antichità. 

Sempre da Pompei, tornano alla luce altre sorprese, dai colori vivaci: due affreschi che raffigurano scene mitologiche: Apollo e Dafne, Poseidone e Amimone. E poi, un forno in mattoncini, una macina datata duemila anni fa e, a qualche metro di distanza, gli scheletri intatti di due donne e di un bambino di 3 o 4 anni, tutti travolti dal soffitto in uno dei crolli causati dal sisma poco prima dell'eruzione. Dissepolte, sotto 40 centimetri di terra misti a frammenti di lapilli, le vittime avevano inutilmente cercato riparo nelle case ad atrio, costruite nell'età Sannitica e trasformate nel I secolo dopo Cristo in una lavanderia, con banconi da lavoro e vasche per la pulizia e la tintura degli abiti.

L'area, di circa 3.200 metri quadri, rientra nello scavo più esteso degli ultimi 100 anni, cominciato nel 1888 per essere subito interrotto e riprendere a febbraio 2023. Durante la visita speciale, vengono mostrati disegni geometrici, cerchi e quadrati in sequenza, una rarità accanto a mosaici in mille pezzi. «I ritrovamenti ci fanno capire quanto ancora c'è da svelare», dice Sangiuliano, che fa i complimenti al direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel. E promette: «Dobbiamo assolutamente evitare che il degrado possa tornare in questo luogo dopo il Grande Progetto Pompei, assicurare finanziamenti costanti sia per andare avanti e mai più indietro, con gli scavi, e concepire anche nuovi allestimenti museali». 

Tra le altre novità annunciate, l'istituzione del titolo di città Capitale dell'arte contemporanea come già si fa per il libro e la cultura. E, proprio al Mann, è in programma, il 27 settembre, una tappa importante con la personale di Manolo Valdes. Prima, il 6 giugno, opere di ogni tempo volano al Louvre da Capodimonte: all'inaugurazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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Il Mattino