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Una mozione per blindare la quota del 40% del Pnrr al Sud. È la prima proposta che porteranno in Parlamento Azione e Italia Viva. Il documento è già pronto ed è stato presentato ieri dalle ministre uscenti Mara Carfagna e Mariastella Gelmini e dal numero due dei renziani Ettore Rosato. Nell'ultimo appuntamento della campagna elettorale la ministra del Sud uscente si presenta come difensore di un Mezzogiorno minacciato sia da destra che da sinistra. «Noi non consideriamo il Sud come serbatoio di voti. In vista delle urne c'è chi, come Giuseppe Conte, promette sussidi o chi, come Enrico Letta, sbandiera centinaia di migliaia di assunzioni. Io non ci sto a questa idea stracciona del Sud, da meridionale sono offesa. I cittadini del Sud vengono trattati come sudditi da tenere al guinzaglio», dice forte Carfagna.
Nel dettaglio, per l'esponente del Terzo polo «il reddito di cittadinanza deve restare, ma va riformato. Chi può lavorare deve essere preso in carico dalle agenzie per il lavoro, anche private, e deve essere formato. A quel punto gli si offre un lavoro dignitoso, almeno 9 euro all'ora che è la nostra proposta di salario minimo, e se rifiuta perde il sussidio». Per quanto riguarda le 300mila assunzioni nella Pa annunciate dal Pd: «Mi sembra una proposta che tratta i meridionali come stupidi. A Letta dico chiaramente che i cittadini del Sud non hanno l'anello al naso».
Si concentra su sanità e scuola, invece, Mariastella Gelmini, che però manda anche rassicurazioni rispetto al progetto di autonomia differenziata: «L'autonomia risente di un dibattito ideologico che nel passato l'ha rappresentata come una sfida all'accaparramento delle risorse. Noi l'abbiamo costruita con una logica costituzionale, garantire i livelli essenziali di prestazione e con un fondo perequativo per il Sud». Non manca una stoccata agli ex alleati. Gelmini, così, come Carfagna rivendicano l'uscita da Fi per abbracciare il progetto di Carlo Calenda. La ministra per il Sud, in particolare, non è tenera con il suo vecchio leader Silvio Berlusconi, nel mirino delle polemiche per la dichiarazione a Porta a Porta sul conflitto russo-ucraino. «È un'affermazione molto grave e personalmente mi dice due cose: che ho fatto bene a lasciare quel partito e che il sostegno alla politica estera del governo Draghi da parte di alcuni partiti era solo di facciata» conclude Carfagna.
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