Maradona, una statua in bronzo a Napoli: «Il sogno è vederla a Fuorigrotta»

Una statua che raffiguri non soltanto il campione sportivo per antonomasia per i napoletani, ma il «simbolo della speranza e del riscatto di una città, nel solco di...

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Una statua che raffiguri non soltanto il campione sportivo per antonomasia per i napoletani, ma il «simbolo della speranza e del riscatto di una città, nel solco di ciò che lui stesso rappresenta tuttora per Napoli». Domenico Sepe, scultore napoletano, spiega il significato dell'opera che ha realizzato in ricordo di Diego Armando Maradona. Una scultura che ha già calamitato l'attenzione di tutti, dal maestro agli allievi, nella bottega di via Saggese ad Afragola.

Una passione, quella per l'arte, nata in lui sin da bambino. Sin dal giorno della sua nascita, il 7 dicembre 1977: «una data che è già un piccolo segno, perché nello stesso giorno del 500 nacque Gian Lorenzo Bernini. Quella è stata la spinta motivazionale per fare questo lavoro», racconta Domenico Sepe, che ha mosso i primi passi a 5 anni quando andava in campagna col papà e giocava con il fango («è il mio legame con la terra e l'argilla»). Poi un viaggio in Grecia con alcuni parenti: «avevo 12 anni, andai al Partenone e mi innamorai della mitologia greca. Tornato a Napoli realizzai la mia prima scultura, un busto di Zeus che conservo ancora nella mia bottega». Ma oggi è in fase di conclusione l'opera con cui, dopo quelle realizzate per Papa Francesco e per la città di Matera, Domenico consegnerà. Qualcosa che è più di un tributo a Maradona. «Il 25 novembre Diego è finito - racconta Sepe - e con lui è come se si fosse spezzata una parte di me, perché a lui è legato il ricordo di mio padre che mi portava allo stadio a 8 anni, quando l'ho visto giocare in campo. Il primo giorno è stato di metabolizzazione del lutto, poi ho pensato: devo fare la scultura di Maradona, però non deve essere un business», precisa. «Un Maradona che sale le scale dello stadio San Paolo, arriva, alza lo sguardo e vede tutti i tifosi che lo celebrano, però in quel volto ci sarà il riscatto sportivo ma soprattutto la speranza». A stupire sono le fattezze della figura, che ricorda gli antichi eroi greci: «È un Maradona atleta per il quale mi sono ricollegato al mio percorso artistico, quello di guardare alla Magna Grecia, dove la scultura era simbolo di bellezza e purezza». E di quali materiali è fatta?

«In bronzo, una scelta che ha una doppia valenza. Il bronzo è un materiale che si utilizza per la scultura monumentale, cioè le opere che sono pubbliche, che stanno all'esterno e durano nel tempo. Poi c'è l'aspetto concettuale. I Greci utilizzavano il bronzo perché lo consideravano il materiale eterno, per due motivi: per la duratura e perché custodisce la parte spirituale cioè l'anima». Ma cosa più importante l'opera sarà donata alla città di Napoli. «Dopo quel 25 novembre, mi sono arrivate decine di richieste di opere ispirate al Pibe, ma ho rifiutato. Allora ho iniziato a riflettere: lui ha dato tanto nella sua vita e non ha mai preso. Io voglio restituire alla città e a Maradona un'opera che abbia un valore eterno, ma non voglio farne un business». L'opera, poco più che a grandezza naturale, sarà in unico esemplare. «Il mio sogno è vederla al San Paolo, il luogo che racconta Maradona - dice Domenico - affinché sia quella ufficiale».

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Il Mattino