Napoli, monumento a Maradona: indagato per devastazione uno dei capi del progetto

Napoli, monumento a Maradona: indagato per devastazione uno dei capi del progetto
Che ci fa un «soggetto violento, ben noto alle forze dell’ordine» accanto ad artisti, giornalisti, eroi dello sport. E per quale motivo qualcuno ha inserito il...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Che ci fa un «soggetto violento, ben noto alle forze dell’ordine» accanto ad artisti, giornalisti, eroi dello sport. E per quale motivo qualcuno ha inserito il nome di un presunto teppista - che fa capo al gruppo Masseria della curva A - nella commissione che si occupa di gestire la creazione della statua di Maradona? Domande che assumono una particolare urgenza, nel giorno in cui l’inchiesta fa registrare un doppio colpo a sorpresa: la convocazione (come testi) degli assessori Eleonora De Majo e Ciro Borriello, ma anche il blitz della digos in casa dell’ultrà inserito tra i commissari del progetto statua. Ma andiamo con ordine, a partire proprio da quest’ultima circostanza: ieri mattina, è scattato il sequestro del telefonino cellulare di Gennaro Grosso, classe 1978, noto negli ambienti del tifo organizzato, ma anche alle forze dell’ordine (segnalato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, lancio di materiale esplodente in occasione di manifestazioni sportive, lesioni e violazioni di legge sugli stupefacenti). Un personaggio che da ieri ha scoperto di essere indagato anche per devastazione, in relazione agli scontri che si sono consumati lo scorso 23 ottobre in via Santa Lucia, nel corso di un corteo organizzato da commercianti (ma anche da esponenti dei centri sociali e hooligan) per protestare contro il coprifuoco varato da Vincenzo De Luca. Un soggetto noto, che però siede accanto ai talenti della città, in una commissione istituita da Palazzo San Giacomo per dare a Napoli una statua degna dell’asso argentino. Inevitabili alcune domande: Grosso è stato imposto da ambienti del tifo organizzato o selezionato dagli assessori che si occupano del progetto? Come è nata la saldatura tra gli ambienti amministrativi e la retroguardia più agguerrita del tifo da stadio? E soprattutto: gli assessori erano a conoscenza del curriculum di Grasso? 

Inchiesta condotta dal pm Antonello Ardituro, magistrato in forza allo stesso gruppo di lavoro che si sta occupando degli sconti del 23 ottobre scorso (al lavoro anche i pm Celestina Carrano, Luciano D’Angelo, Danilo De Simone) che punta a fare chiarezza su questa strana traiettoria assunta dall’indagine: si parte dagli scontri di ottobre, per arrivare alla formazione di una commissione chiamata a selezionare il miglior progetto per realizzare la statua di Maradona. Un progetto sostenuto da una sorta di azionarato popolare, grazie al contributo anche minimo (fino a 50 centesimi alla volta) da parte dei cittadini, destinato a culminare nella selezione del lavoro migliore. Chiara la strategia dell’indagine. Si punta a verificare i contatti tra il Palazzo e una certa piazza, tra gli esponenti di vertice del mondo amministrativo e soggetti ritenuti responsabili di gravissime vicende di cronaca.

Ma torniamo all’ipotesi di devastazione che viene contestata a Grosso, ma anche ad altri soggetti legati a diverse estrazioni sociali. Difeso dal penalista Emilio Coppola (altro esponente della commissione, indicato dai tifosi della curva B), Grosso sostiene di non aver preso parte agli scontri del 23 ottobre e rivendica la propria estraneità rispetto alle accuse. Quanto ai rapporti con il Comune, tutto sarebbe nato lo scorso primo agosto, in occasione di un convegno organizzato dal comune nella sala dei baroni, in presenza di centinaia di tifosi provenienti da tutta Italia. Fatto sta che in questa vicenda sono stati perquisiti anche imprenditori, commercianti, oltre a soggetti contigui al crimine organizzato e capi della galassia ultra.

Stando a quanto emerso finora, ci sarebbe stata un’organizzazione partita tramite la messaggistica istantanea dei social cresciuta nel corso della nottata, con migliaia di soggetti sbucati da vicoli e arterie cittadine (a partire dalla zona dell’università Orientale) fino a via Santa Lucia (dove poi è partito l’assalto alle forze di polizia, a colpi di spranghe, sassaiole e bombe carta). Poche ore dopo gli scontri, ancora tam tam attraverso i social, per far condividere le ragioni della guerriglia a un numero sempre più alto di affiliati o simpatizzanti. Un mondo violento, aggressivo verso le divise, che ha avuto diritto di cittadinanza (ma anche di parola) ai piani alti del Comune. Ed è questa possibile collisione ad aver spinto la Procura a convocare - come testi - due assessori della giunta De Magistris.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino