Acqua, scandalo a Marano: case a secco e laghi in strada

Acqua, scandalo a Marano: case a secco e laghi in strada
L'acqua è ormai diventata un bene di lusso a Marano, dove da una settimana la metà dei circa 60mila abitanti soffrono la sete, non possono cucinare, soprattutto...

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L'acqua è ormai diventata un bene di lusso a Marano, dove da una settimana la metà dei circa 60mila abitanti soffrono la sete, non possono cucinare, soprattutto non possono lavarsi liberamente in questi giorni di gran caldo. Da venerdì, per l'esattezza, quando gli impianti idrici della città - usurati e danneggiati in più punti - hanno smesso di funzionare. Non è la prima volta accade. Negli ultimi due anni le crisi sono state numerose e in estate, con l'aumento del fabbisogno giornaliero, i problemi si acuiscono. È un'odissea, un dramma davanti al quale il Comune - commissariato per camorra e alle prese con le grane del dissesto finanziario - sembra essere impotente. La gente è stremata e indignata, anche perché - contestualmente allo stop dell'erogazione - si assiste (inermi) allo spreco di milioni di litri d'acqua potabile. È acqua che sgorga da tre dei quattro impianti idrici che servono la città e si riversa nelle strade cittadine, nelle popolose frazioni di San Rocco, San Marco e via Marano-Quarto.

Gli impianti sono interconnessi e necessitano di manutenzione costante, quella che oggi il Comune non riesce più a garantire con successo. Il disastro, in realtà, ha più responsabili. Le problematiche delle condutture, realizzate quando la città contava poco più di 30mila abitanti, sono note da anni. Per molto tempo il Comune ha trovato un punto di equilibrio affidandosi alle ditte esterne e alle manovre (pagate con gli straordinari) eseguite da vecchi fontanieri, oggi non più presenti in pianta organica. Lavori tampone, serviti solo a rinviare di qualche anno l'emergenza. Due mesi fa l'intera città ha dovuto fare i conti con uno stop all'erogazione durato ben sette giorni. Venerdì il nuovo intoppo alle pompe di sollevamento, che ha generato proteste e lamentele di ogni genere. Il guasto, infine, è stato riparato, ma il complesso sistema idrico - nonostante l'avvenuta riparazione - non è andato ancora a regime. L'acqua continua a riversarsi nelle strade, mentre i rubinetti restano a secco. Circa 25-30mila persone sono ancora alle prese con i disservizi e sono costrette a rivolgersi ai privati che in questi ultimi mesi stanno facendo affari d'oro. Da due giorni, dopo molte proteste, sono arrivate le autobotti della Protezione civile. 

Il consigliere regionale maranese Pasquale Di Fenza ha sollecitato a più riprese la Regione. «Sarà Palazzo Santa Lucia - spiega - ad eseguire un sopralluogo tecnico e ad intervenire. Me lo ha garantito il vicepresidente Fulvio Bonavitacola. Ormai il Comune di Marano non riesce più a garantire l'ordinario, occorre andare oltre». I partiti locali, che in un primo momento avevano salutato con favore l'arrivo dei commissari, hanno cambiato radicalmente atteggiamento. «La situazione è di sfiducia totale - scrivono in una nota OD E M5S - i cittadini si sentono abbandonati al proprio destino». Italia viva, invece, in una nota parla di commissariamento «dannoso e inefficiente». La sinistra ieri ha dato vita all'ennesimo flash mob all'esterno del Municipio. Durissimi gli attacchi ai commissari anche dalla destra. Gli avvocati del territorio hanno sottoscritto esposti singoli e collettivi. Tutti, senza alcun distinguo, sollecitano un intervento del prefetto di Napoli Claudio Palomba e dell'autorità giudiziaria. «È un incubo - tuona l'avvocato Daniela Vallifuoco - i servizi basilari sono negati alla cittadinanza. Non solo acqua, ma anche pubblica illuminazione, strade, rifiuti e tanto altro. Siamo oltre il quarto mondo». Poco si è fatto, intanto, per scovare le migliaia di «ladri» che l'acqua la deviano a proprio piacimento: c'è chi riempie piscine, chi irriga giardini e chi è allacciato illegalmente alla rete idrica. 

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Il Mattino