Marano. Uno stadio al posto del frutteto: il Comune non se n'era accorto

Marano. Uno stadio al posto del frutteto: il Comune non se n'era accorto
Gesù, Gesù, la strada è quella giusta, l’indirizzo pure... Ma dov’è il suolo di proprietà del Comune di Napoli? Qua ci sta solo uno...

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Gesù, Gesù, la strada è quella giusta, l’indirizzo pure... Ma dov’è il suolo di proprietà del Comune di Napoli? Qua ci sta solo uno stadio. 


Provate a immaginare le difficoltà e la fatica degli addetti di Palazzo San Giacomo quando si sono presentati, documenti alla mano, nel cuore di Marano dove Napoli possiede un terreno. Siccome bisogna mettere ordine fra le carte devastate del Patrimonio comunale, è necessario sapere, guardare, ricostruire. E nella ricostruzione sono finite anche le quasi cinquemila proprietà che il Comune possiede fuori Napoli, per la maggior parte in provincia con qualche possedimento anche nell’Avellinese, nel Casertano e finanche in Puglia. Ma torniamo alla nostra storia, a quel suolo nel Comune di Marano. Si trova in via Giovanni Falcone, fino al 1981 era un frutteto collegato a una piccola struttura rurale di proprietà degli «Istituti di Istruzione e Assistenza femminile».

Poi con l’estinzione dell’istituto il terreno passò al Comune di Napoli, anche se si trovava nel cuore di Marano. Per una ventina d’anni quel suolo, un immenso frutteto, è stato affidato in gestione a una manciata di coloni che lo hanno tenuto in perfette condizioni. Poi è arrivata la svolta. E qui, perdonateci cari lettori, la vicenda diventa meno chiara, avvolta dalla nebbia dell’incertezza che, solo a tratti, viene soffiata via dai documenti ufficiali. A Marano nei primi anni Duemila si decide che è ora di costruire uno  stadio. A dicembre del 2004, esattamente il giorno 13, l’impianto viene inaugurato dopo quattro anni di lavori. Giubilo, emozione, discorsi di rito e anche una bella manifestazione di atletica leggera alla quale intervengono, come ospiti d’onore, lo storico capitano del Napoli «Totonno» Iuliano, il marciatore olimpico Arturo di Mezza e l’astista mondiale Giuseppe Gibilisco. Però c’è un problema: quello  stadio è stato costruito esattamente sopra il suolo del Comune di Napoli, nessuno è andato ad avvisare Palazzo San Giacomo di quel che stava succedendo e, del resto, Palazzo San Giacomo non se n’è nemmeno accorto. È il trionfo del caos gestionale del patrimonio: un Comune si costruisce uno stadio sul suolo di un altro Comune che nemmeno si rende conto di quel che sta succedendo su una sua proprietà. Clamoroso, non è vero? È ancora più clamoroso il fatto che quel suolo, almeno fino al 2006, cioè due anni dopo l’inaugurazione, risulta ancora ufficialmente di proprietà del Comune di Napoli. 


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