Mariglianella, ha visto uccidere il papà: la bambina di 11 anni inchioda l'assassino

Mariglianella, ha visto uccidere il papà: la bambina di 11 anni inchioda l'assassino
MARIGLIANELLA - Un amico, il padrino di battesimo di suo figlio. Giovanni Panico lo conosceva bene e non ha esitato ad uscire fuori casa quando lui lo ha chiamato. Invece Antonio...

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MARIGLIANELLA - Un amico, il padrino di battesimo di suo figlio. Giovanni Panico lo conosceva bene e non ha esitato ad uscire fuori casa quando lui lo ha chiamato. Invece Antonio Palermo, pregiudicato per reati di droga, gli ha sparato con una calibro 7,65. Prima al collo e poi all'addome. Sei colpi di pistola davanti agli occhi terrorizzati di una bimba di 11 anni, la figlia della vittima. Ha visto morire il suo papà e ha guardato in faccia l'assassino, lo ha riconosciuto mentre faceva fuoco senza pietà, lo ha seguito con gli occhi quando si é rimesso in auto e si é dileguato.




È stata lei ad aver messo i carabinieri sulle tracce di quell'uomo di Brusciano che alle 15,30 del 6 agosto é arrivato in quel cortile di via Leonardo Da Vinci a Mariglianella ed ha eseguito la condanna a morte ed é sempre lei che ieri, sul suo profilo Facebook ha scritto, «meglio la zampa di un animale che la mano di un infame». Secondogenita di quattro bimbi, ha avuto giustizia: a tre giorni da un omicidio il cui movente resta ancora avvolto nel mistero, i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna hanno fermato due persone.



Si tratta di Antonio Palermo, il presunto assassino di Giovanni Panico, e Giovanni De Simone.

Il killer, un pregiudicato di 47 anni, aveva ancora addosso la calibro 7,65 quando i carabinieri lo hanno bloccato. Si nascondeva a Marigliano nella casa di De Simone, un suo parente. Quando ha visto gli uomini del maggiore Cristian Angelillo ha tentato di scappare nonostante la gamba contusa ma é stato subito bloccato. In manette, per favoreggiamento e concorso in detenzione di una pistola clandestina, anche Vincenzo De Simone, 31 anni, anche lui pregiudicato. Il decreto di fermo é stato emesso dal pubblico ministero della Procura di Nola e chiude parzialmente il cerchio intorno ad una sequenza di sangue e morte che resta ancora senza una apparente ragione.



Il movente dell'omicidio resta, infatti, ancora misterioso ma il giallo potrebbe essere svelato nelle prossime ore. Cosa ha trasformato un sentimento di amicizia in un'esplosione di odio? Perché Antonio Palermo ha deciso di ammazzare, d'impulso e senza preoccuparsi di essere visto, il padre del suo figlioccio di battesimo? Panico e Palermo condividevano dei rapporti di amicizia ma anche degli interessi criminali. Potrebbe diventare concreta una delle piste subito prese in considerazione dagli investigatori, vale a dire i dissidi sorti nella gestione della piazza di spaccio locale ma non si esclude nemmeno la tesi della vendetta personale.



Le indagini continuano a ritmo serrato e gli investigatori dell'Arma proseguono nell'incessante attività di intelligence che ha portato all'individuazione di un assassino in poco meno di tre giorni. Ad attendere con ansia che tutti i dettagli siano svelati c'è un paese intero, un piccolo centro scosso dal torpore estivo da un fatto di sangue che continua ad essere sulla bocca di tutti. Panico, originario di Pomigliano ed un passato di precedenti penali per reati contro il patrimonio come furti e rapine, si era stabilito a Mariglianella accolto con la sua famiglia nella casa di un anziano che lo aiutava a badare a sua moglie ed ai suoi 4 figli. Ed é lí, in quello stabile a pochi metri dal municipio che sono finiti i suoi giorni. Per quale motivo? Si saprà.


Intanto resta quel racconto, quell'incubo vissuto da una bimbetta che in un afoso pomeriggio estivo cercava un po' di fresco e un po' di svago accanto ad una piscina fuori terra sistemato tra le auto ed i panni stesi del cortile di casa. Il silenzio, i colpi di pistola, il suo papà che cercava scampo prima di arrendersi alla morte cadendo con la testa all'indietro, l'uomo con gli occhiali che rientrava in auto per scappare. Infine l'urlo disperato:«Papà che ti hanno fatto?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino