Il vecchio re dei narcos ucciso sotto casa nel Napoletano: l'ipotesi della spedizione punitiva per uno sgarro antico

Il vecchio re dei narcos ucciso sotto casa nel Napoletano: l'ipotesi della spedizione punitiva per uno sgarro antico
MASSA DI SOMMA - Nel comune più piccolo dell'area vesuviana, poco più di 5.000 abitanti, un agguato di camorra scuote la cittadinanza e fa piombare l'intero...

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MASSA DI SOMMA - Nel comune più piccolo dell'area vesuviana, poco più di 5.000 abitanti, un agguato di camorra scuote la cittadinanza e fa piombare l'intero territorio nel terrore. Un omicidio messo a segno in pieno giorno, dinanzi a testimoni e in una zona nemmeno troppo lontana dal centro. Vincenzo Provvisiero, 58 anni compiuti a settembre, stava tornando a casa sua, in viale Cortiello, quando qualcuno lo ha chiamato, bloccandolo proprio all'ingresso della sua abitazione. I killer hanno sparato quattro volte, poi sono scappati via, facendo perdere ogni traccia. Il delitto è avvenuto poco dopo le 13: allertate dai colpi di arma da fuoco, decine di persone sono scese in strada, qualcuno ha dato l'allarme. Sul posto sono arrivati i carabinieri, prima quelli della caserma di San Sebastiano al Vesuvio, poi i colleghi della compagnia di Torre del Greco e dei nuclei investigativi di Torre del Greco e Torre Annunziata. Tutti all'opera, per venire a capo di un delitto che ha un chiaro stampo camorristico: lo testimonierebbe la dinamica dell'agguato e il profilo della vittima, legata a doppio filo a diversi clan della zona a ridosso del vulcano ma anche della città di Napoli.

 
Rilievi, controlli e accertamenti coordinati dal pm Henry John Woodcock, che per conto della procura partenopea sta curando le indagini. Ma, soprattutto, testimoni: fino a tarda sera i carabinieri hanno interrogato diverse persone. Sono familiari di Provvisiero ma anche residenti di quella zona e delle strade limitrofe. Un lavoro certosino per ricostruire l'azione criminale degli assassini e soprattutto ripercorrere le vie di fuga. I killer, infatti, hanno agito rapidamente ma hanno pure lasciato tracce nella fuga da un centro piccolo come Massa di Somma. Le forze dell'ordine hanno recuperato i bossoli, mentre ulteriori indicazioni potrebbero arrivare dall'autopsia disposta sul corpo di Provvisiero. La matrice camorristica è, in ogni caso, certa. Vincenzo Provvisiero era già noto alle forze dell'ordine. Aveva precedenti legati allo spaccio di droga, in modo particolare al traffico su vasta scala delle sostanze stupefacenti. Aveva partecipato alla composizione di cartelli tra clan tesi proprio a controllare il giro della droga sia a Napoli che nella zona vesuviana, importarla dall'estero e poi metterla sul mercato. Originario del capoluogo, si era stabilito da diversi anni a Massa di Somma. Nel corso della sua attività illegale aveva fatto riferimento a diverse organizzazioni criminali: i Limelli-Vangone, i Vollaro, i Mazzarella. Non era un affiliato, ma era stato segnalato più volte in affari con questi clan, sempre per questioni riguardanti il narcotraffico. Aveva ricevuto delle condanne e le aveva anche scontate.


Da qualche tempo l'uomo era fuori da ogni giro criminale, conduceva una vita appartata con la moglie e due figli. Qualcuno, però, ha voluto comunque fargliela pagare: gli investigatori stanno scavando nel suo passato proprio perché ritengono che l'omicidio faccia riferimento ai fatti di droga di cui si era reso protagonista negli anni passati, quando la frequentazione dei sodalizi della camorra era più assidua. Forse un regolamento di conti e forse una spedizione punitiva per uno sgarro antico, mai sanato. Ma non è escluso neanche che Provvisiero non avesse mai smesso di avere a che fare con certi giri e che l'origine dell'agguato di camorra sia più recente. Nelle prossime ore se ne saprà di più, così come si proverà a venire a capo di dettagli sul mezzo usato dai killer per portare a termine l'omicidio: si tratterebbe di una motocicletta, in sella alla quale viaggiavano due persone. Ma anche per questa circostanza diventa indispensabile il contributo dei testimoni, più volte interrogati dai carabinieri.
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Il Mattino