Maximall Torre Annunziata, la richiesta dei sindacati: «Assumete ex impiegati Metalfer»

Centro commerciale Maximall
Cgil, Cisl e Uil scrivono al prefetto di Napoli, Claudio Palomba. Tema della missiva dei sindacati, il nuovo centro commerciale Maximall in costruzione a Torre Annunziata, in...

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Cgil, Cisl e Uil scrivono al prefetto di Napoli, Claudio Palomba. Tema della missiva dei sindacati, il nuovo centro commerciale Maximall in costruzione a Torre Annunziata, in un’area industriale dismessa, che secondo alcuni diventerà il centro commerciale più grande d’Europa. Chiara la posizione espressa unitariamente dalle organizzazioni sindacali: il nuovo centro commerciale deve rappresentare un’occasione per creare buona occupazione e garantire lo sviluppo sostenibile del territorio.

In particolare, CGIL CISL e UIL chiedono che nella struttura siano impiegati i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo negli scorsi anni, in particolare gli ex Metalfer, e che vengano garantite le condizioni sancite dal contratto d’area torrese-stabiese. Inoltre, i sindacati pongono l’attenzione sulla nuova occupazione, anche dei giovani: saranno centinaia le lavoratrici e i lavoratori assorbiti dal nuovo centro commerciale.

Per loro, la richiesta che arriva dalle organizzazioni è che sia garantito un lavoro dignitoso e di qualità: rispetto dei contratti nazionali e dei turni stabiliti dai contratti, applicazione di tutte le norme in materia di salute e sicurezza, e la creazione di uno spazio, all’interno della struttura, dedicato ai lavoratori con sportelli e servizi tra cui, nella richiesta dei sindacati, una ludoteca per i figli dei dipendenti, utile a conciliare le esigenze di lavoro e famiglia fornendo un ulteriore servizio a lavoratrici e lavoratori. Secondo Cgil, Cisl e Uil, «sul sito ufficiale del nuovo Maximall il progetto viene descritto in termini entusiastici.

Manca, però, in quella descrizione, una parola per quei 1.500 tra lavoratrici e lavoratori che consentiranno a questo posto di esistere. In un contesto, bisogna dirlo, dove il mondo del lavoro ha vissuto numerosi traumi negli ultimi decenni: la desertificazione industriale, la crisi del settore conserviero, e parallelamente lo sviluppo di un tessuto di impresa spesso poco attento alla sostenibilità ambientale e urbanistica».

La lettera, firmata dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Napoli – Nicola Ricci, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati e dai responsabili territoriali dell’area stabiese-torrese Gianluca Torelli di Cgil, Matteo Vitagliano di Cisl e Nicola Di Donna di Uil - prosegue ricordando come «la presenza della camorra, pervasiva sia nelle attività illegali che in quelle legali, è al tempo stesso effetto e causa dell’impoverimento del territorio, avendo fortemente contribuito a generare le condizioni di miseria in cui vivono molti cittadini.

Appare quindi chiaro, in questo contesto, che qualunque iniziativa d’impresa abbia innanzitutto la responsabilità di farsi carico della tutela del territorio, dell’ambiente e delle condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini. Non solo dando lavoro, ma soprattutto dando lavoro di qualità, diritti, sostenibilità ambientale e urbanistica. Questi quattro termini dovranno sempre essere legati e lo sviluppo dell’attività d’impresa non potrà prescindere da essi.

Inoltre, l’attività d’impresa deve rappresentare essa stessa un presidio di legalità e di lotta alle organizzazioni criminali». La proposta dei sndacati è stata condivisa e sostenuta anche dal comitato per la liberazione dalla camorra e dal malaffare, rete cittadina attiva da diversi mesi che riunisce circa quaranta realtà attive a Torre Annunziata.

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Il Mattino