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Il Mediterraneo come luogo di incontro tra culture e religioni diverse, ma anche come luogo dove avviene lo scioglimento di tante amministrazioni pubbliche per infiltrazioni mafiose in Calabria e Campania, sottolineato dal vescovo di Acerra Antonio Di Donna. Nella sede della Sezione San Luigi della Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale si è svolto un incontro promosso dalle tre facoltà teologiche del sud Italia (Campania, Puglia e Sicilia). Una giornata di riflessione che ha visto insieme teologi e vescovi per interrogarsi su quale specificità possa avere il pensiero teologico nel contesto del Mediterraneo e come ritrovare un più stretto rapporto tra la teologia e il vissuto delle chiese del Sud. Oltre 15 vescovi provenienti da Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Campania hanno partecipato all'evento, assieme a 50 tra teologi e pastori che hanno raccontato le loro esperienze.
Durante il confronto tra i vescovi di Campania, Puglia e Calabria si è posta l'attenzione sulla necessità di ricercare i tratti di un'identità comune e condivisa per costruire la pace sulla giustizia. Dal Mediterraneo può giungere un nuovo modo di pensare e di essere che si rivolge al mondo intero: è il messaggio lanciato dai vescovi. L'intenzione è di proseguire questi incontri creando un laboratorio permanente e itinerante tra le sponde del mare nostrum su temi cruciali, come ha ribadito il preside della pontificia facoltà dell'Italia Meridionale Don Emilio Salvatore: «Quest'incontro segue la spinta data da Papa Francesco con la visita del 21 giugno 2019, evento che ha fatto da detonatore a qualcosa che già era frutto di riflessione da parte nostra. Un percorso che è proseguito, tenendo presenti le caratteristiche e i modelli comuni di tutte le esperienze che appartengono ai popoli di diverse religioni e alle chiese locali che si affacciano su questa realtà». Per Giuseppina De Simone, docente della facoltà e coordinatrice del gruppo di ricerca «l'incontro nasce da un percorso avviato a Napoli che ha coinvolto docenti delle altre facoltà teologiche del Sud, istituzioni accademiche e centri di ricerca, che ci vede impegnati in una riflessione sul Mediterraneo come luogo teologico.
Tra gli interventi quello di monsignor Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana: «Caratteristica di questo mare è la meridionalità, i cui tratti principali sono pace, giustizia, ma anche malavita e spopolamento. Ricordiamo lo scioglimento delle amministrazioni per infiltrazioni camorristiche e questo è un tratto nostro che non deve essere trascurato». Per la Campania ha poi evidenziato che «esistono più terre dei fuochi e non è giusto portare la croce dell'inquinamento in un territorio circoscritto. La terra dei fuochi non è un luogo geografico, ma un fenomeno culturale», ha concluso. «La frammentazione è il male endemico del nostro cammino - dice il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero - Bisogna pensare a un cammino comune. La priorità della priorità è l'urgenza formativa», ha aggiunto parlando poi del Mediterraneo come «mare a vocazione universalistica, dove avviene l'incontro tra una moltitudine di popoli. Un mare che è stato grembo liquido in cui è nata la Chiesa. Teologia dal Mediterraneo significa inaugurare una nuova epoca di rigenerazione umana e civile».
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