Una grande passione, al di là di quella per il calcio e per la cronaca: l'archeologia. A Luigi Necco - scomparso questa mattina - piaceva raccontarla, scavare nel...
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La Guerra del Golfo aveva risparmiato Babilonia, Ninive, capitale degli Assiri, e Nimrud, che era stata la loro capitale militare, ma anche la grande Torre di Ur, Tempio del Dio Luna, il tesoro di una principessa Sumera a Nassirya. E ancora, il prezioso Museo di Baghdad, la città dei Califfi e delle Mille e una Notte, il minareto alto 26 metri di Samarra, i Lamassu e le statue del museo di Mossul, l'antica Ninive, l'altissima cupola di Ctesifonte, l'antica Seleucia, e Hatra la capitale carovaniera dei Parti che nemmeno Traiano aveva potuto conquistare. Solo a Kerbela, sui Marmi e le Maioliche della Moschea Blu, restavano tracce del sangue versato dai ribelli sciiti uccisi da Saddam.
Luoghi che, ormai - racconta Necco - esistono solo nelle immagini, anche della Rai. Al loro posto, le rovine lasciate dall'Isis. Eppure, qualche tesoro è sfuggito alla distruzione nella Siria occupata dall'Isis, grazie ai custodi del museo di Aleppo. Intatti gli archivi di migliaia di tavolette in cuneiforme. Nascoste e salvate le maschere d'oro dei re a Damasco. E scampate al triste destino di Palmira - e del direttore dei suoi scavi, Khaled Asaad, barbaramente ucciso - le statue dei primi re del mondo, i sovrani Sumeri di Mari e di Alalakh, il luogo dal quale la cultura della Mesopotamia passò nel Mediterraneo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino