«Bassolino l'inarrestabile: prima sindaco, poi ministro, ora presidente della Regione, domani chissà cos'altro. È un po' come me, non si ferma...
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Raccontò in quella circostanza l'attore: «Avevo fissato già altri impegni in questi giorni, ma poi Franca, che è il vero capofamiglia, ha deciso: devi andare a Napoli! E allora eccomi: sono da sempre legato a questa città. Il mio primo spettacolo a Napoli l'ho fatto che avevo appena 24 anni. E ci sono sempre ritornato, trovando un pubblico attento, partecipe, anche quando proponevo spettacoli che in altri posti avevano registrato un'accoglienza tiepida». «Oggi Napoli è molto, molto cambiata», aggiunse, «è una città attenta alla cultura più di Milano e di tante altre città del Nord, dove chi amministra ha ben altri valori, pensa al denaro più che alle idee. È finita l'epoca della Napoli furba e sfruttata, del «ccà nisciuno è fesso», del cittadino che delegava agli altri il potere di decidere la propria sorte e che allo stesso tempo pensava di poter infischiarsene di regole e divieti».
Fo era un fan del rinascimento bassoliniano: «Napoli è stata per secoli usurpata, succhiata, schiacciata: oggi è una città che si sa governare.
Il Mattino