Artisti disabili contro i pregiudizi la mostra dei ragazzi di Loffredo

Artisti disabili contro i pregiudizi la mostra dei ragazzi di Loffredo
«Sono Mario, sono Martina, sono Lello, sono Davide. Sono persona e sono artista e pretendo il mio spazio nel mondo». È il manifesto con cui si presentano...

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«Sono Mario, sono Martina, sono Lello, sono Davide. Sono persona e sono artista e pretendo il mio spazio nel mondo». È il manifesto con cui si presentano questi ragazzi dalle diverse abilità, artisti veri perché all'arte serve il cuore e l'arte non conosce disabilità. Mario Bitonto, Martina Adamo, Lello Sannino e Davide D'Errico sono i protagonisti della mostra In&Out, a cura di Pietro Loffredo.


Fortemente voluta dalle associazioni Tempo Libero e Terra Libera, è allestita a Napoli (vernissage oggi alle 18, fino al 12 novembre) nel complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore. Oltre i limiti e le barriere che imprigionano, alla ricerca di una nuova percezione di sé: questa la mission - a vedere i risultati l'obiettivo è stato perfettamente raggiunto - del progetto di Alexandra Ilaria Abbate che, con l'aiuto di un artista sensibile qual è Loffredo, ha dato vita ad un laboratorio creativo che supera il leit motiv dell'inclusione - termine spesso abusato al punto da suonare ipocrita - facendo vedere che insieme, come corpo emotivo sentito pensato, «si può fare e si fa». E si fa arte, una bandiera contro il pregiudizio, una nuova linea di orizzonte per esprimere e comunicare la propria identità.

Ed ecco allora prendere respiro, dopo due anni di bottega aperta nella chiesa dei Miracoli alla Sanità, questa esposizione che cattura e che nasce - spiega il pittore napoletano da sempre attento al sociale -  «dalla volontà di rendere visibile il lavoro dei miei apprendisti speciali. Hanno studiato, assimilato e messo in pratica il loro sapere e la loro creatività , la loro voglia e capacità  di immaginare. Si sono ispirati alle mie opere sul tema che mi è caro del cornetto, inteso non come talismano perché la fortuna è un inganno, bensì come invito a ritrovare il riscatto nei valori, a sentirsi uomini rispettosi di se stessi e degli altri per modificare la propria esistenza e cambiare il mondo. Ognuno di loro ha espresso il suo talento, ha usato il linguaggio più consono al proprio sentire e fare, ha dato una libera interpretazione all'icona del corno, tra l'altro a noi partenopei molto familiare».


«Una serie di incontri-scontri fra quattro giovani artisti e il loro mentore Pietro Loffredo ha generato pulsioni emotive, evocative di una realtà  artistica assorbita e reinterpretata - scrive Giuseppe Capparelli nel catalogo edito da Artstudiopaparo che accompagna la mostra - Rappresentare il mondo attraverso le mani è la metafora più idonea a mediare il flusso di coscienza che si estende dal mondo ideale a quello più prettamente tangibile. I raccordi e gli scontri di pensieri generano immagini vive. Ogni pennellata è proiezione di flebili battiti cardiaci, lenti e discontinui. Insistono sulle tele rappresentazioni di un universo interiore che si raccordano come un'orchestra sinaptica... tutto ritma concitatamente una melodia di colori discordanti e allo stesso tempo armoniosi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino