Muhammad Ali, fotoracconto del mito della boxe al Pan di Napoli

Muhammad Ali, fotoracconto del mito della boxe al Pan di Napoli
Era uno che diceva: «Ho ucciso una roccia, ho ferito un sasso. Io faccio ammalare le medicine», tanta era la potenza dei suoi colpi. E anche delle sue parole, come...

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Era uno che diceva: «Ho ucciso una roccia, ho ferito un sasso. Io faccio ammalare le medicine», tanta era la potenza dei suoi colpi. E anche delle sue parole, come hanno voluto sottolineare i curatori di «Muhammad Ali», una mostra di cento fotografie sul pugilie statunitense morto nel 2016, in esposizione al Pan da oggi al 16 giugno.


Una delle stanze allestite è proprio dedicata alla forza del messaggio civile e delle battaglie cui il campione, nato col nome di Cassius Clay, ha dedicato una vita. Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi sono i giornalisti che hanno creato il percorso di immagini e brani, e hanno significativamente chiamato «doni» i settori in cui è suddivisa l'esposizione. Gli altri regali che Ali ha lasciato sono agli appassionati di boxe, alla dignità umana, ai compagni di viaggio, al coraggio e alla memoria. Girando per le sale del Palazzo delle arti in cui la mostra, curata da Vidi Visit different, esordisce si ha la sensazione di un ritratto completo: dalla palestra alla strada, dalla famiglia, o meglio le famiglie (il pugile si sposò ben quattro volte), a «The rumble in the jungle», ovvero il più grande incontro della storia della boxe che lo vide affrontare e battere George Foreman, il 30 ottobre del 1974 a Kinshasa.
 
Le foto sono splendide. O meglio: «Ali possiede una fotogenia, un carisma, un particolare magnetismo che riesce a ipnotizzare lo spettatore ad ogni immagine. Sembrano tutte artistiche, in nessuna lui è in posa» dice Terruzzi. Pastonesi sottolinea «i tanti regali che il pugile ha fatto, come coriandoli a una festa. Momenti di sport e impegno, frasi spiazzanti e un'esistenza spettacolare. Noi abbiamo voluto restituirne una parte al pubblico». Una sala del Pan è allestita con un ring e sul tappeto, su cui «il re del mondo» finì ben poche volte, scorrono immagini dei suoi più celebri combattimenti.


In altre sale si può assistere ad interviste e programmi tv cui prese parte, tra cui una divertente candid camera: il pugile compare alle spalle di bambini che hanno appena dichiarato di poterlo battere. Le foto della mostra, promossa dall'assessorato alla Cultura del Comune, vengono da grandi archivi fotografici internazionali: New York Post archives, Sygma photo, The life images collection. Una ritrae Ali fuori da un cinema in cui sta andando in scena una convention segregazionista, intento a sferrare un pugno di sfida. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino