«Non cercare amore, cercare rispetto». Riccardo Muti condensa in poche parole il senso del lavoro del direttore d'orchestra. Sul podio della Sala Scarlatti del San...
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«Oggi - dice - ci sono i libri, tante cose strane, poi se devono suonare non ci riescono. Fare il direttore d'orchestra va di moda, i direttori escono come i funghi: uno non canta più e diventa direttore, un altro non ha più fiato per il suo strumento e sale sul podio. Ai miei tempi la direzione d'orchestra s'imparava guardando, rubando il gesto, l'espressione, lo sguardo. Toscanini diceva: Guarda e impara». E così inizia la lezione. Chiama ad uno ad uno alcuni giovani che al San Pietro a Majella studiano direzione o appena laureati. Sono Lorenzo Pascucci, Mirella Giordano, Marco Scialò, Domenico Schiano Lo Moriello, quest'ultimo ha anche seguito i corsi della sua accademia, a Ravenna dove da due anni segue giovani promesse con la messa in scena di un'opera. S'informa sui loro studi. «Io - ricorda - avevo studiato pianoforte, prima avevo fatto un po' di violino, poi avevo studiato composizione. Insomma, un po' di preparazione l'avevo quando Jacopo Napoli mi chiamò in direzione, mi chiese se avevo mai pensato di intraprendere la carriera di direttore e non quella di pianista per la quale m'ero fino ad allora preparato con Vincenzo Vitale. E cambiò la mia vita». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino