«Adesso vi picchiamo». Quelle parole rimbombano ancora nella testa del 15enne ricoverato nel reparto di chirurgia d'urgenza dell'ospedale Cardarelli....
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Luigi, nome di fantasia per tutelare il minore, è il primogenito di 4 figli. Il padre fa l'artigiano, la mamma è casalinga, lui studia all'istituto alberghiero «Vittorio Veneto» di Scampia e vive a Piscinola dove frequenta da anni sempre la stessa comitiva di coetanei, quella con cui si trovava sabato sera. «Un gruppo di ragazzi che dimostravano tutti tra i 20 e i 25 anni ci ha fermati in via Merliani - spiega Luigi - chiedendoci di dove eravamo». A quel punto il 15enne risponde «Siamo di Piscinola» e prontamente, dal folto gruppo dei ragazzi più grandi, uno gli urla «ve ne dovete andare». Passano pochi secondi tra la risposta dei ragazzini e l'aggressione alla comitiva dei 5 minorenni, di cui uno solo riesce a fuggire. «Gli ho risposto che ce ne andavamo e ci siamo girati per allontanarci continua il 15enne loro ci hanno tirati per i giubbini e ci hanno detto che ci avrebbero picchiati, cominciando a colpirci tutti con calci e pugni». In una manciata di istanti, Luigi viene sbattuto con violenza contro una saracinesca e si rannicchia a terra cercando di parare i colpi che gli scaricano addosso almeno 5 persone. La vista gli si annebbia e nella confusione sente le urla degli amici ma nessuno interviene per aiutarli. «Erano le 22 e c'erano molti ragazzi in giro ma nessuno si è messo in mezzo per darci una mano - solo quando gli aggressori si sono allontanati, alcune persone ci hanno aiutato a rialzarci, accompagnandoci alla metropolitana».
I ragazzini, ritornano in metrò e Luigi telefona a casa dicendo ai genitori di prenderlo alla fermata di Piscinola ma, per non allarmarli, dice che non si sente bene. Nel vagone sono in 4 perché l'amico riuscito a sfuggire al raid, non riescono più a contattarlo. I compagni di Luigi, seppure doloranti e con evidenti segni di ecchimosi in volto, fanno meno fatica di lui a camminare. Il 15enne ha un dolore fitto all'addome, si piega dal dolore ma resiste fino a casa dove anche i genitori immaginano abbia qualche costola rotta. Lo strato di vestiti ed il cappotto di Luigi, non mostrano il sangue delle ferite e solo in ospedale i medici scopriranno che il 15enne ha ricevuto 3 coltellate che gli hanno procurato aria nel cavo pleurico, necessitando l'intervento chirurgico.
«Quando i dottori mi hanno detto che dovevo operarmi, ho pensato che ormai era finita e ho avuto paura di morire - racconta il giovane adesso mi sento miracolato e non riesco a credere che si possa rischiare la vita senza aver fatto nulla». «Ci chiediamo dove erano le forze dell'ordine» aggiungono i genitori di Luigi che si rivolgono proprio alle istituzioni quando indignati si chiedono «come si può far uscire il proprio figlio, quando accadono queste violenze nell'indifferenza di tutti».
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Il Mattino