OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Nel silenzio della notte di Ponticelli, quartiere alla periferia est di Napoli, le vittime dell'agguato incrociano i killer spuntati nel buio da chissà dove. Non si sa quanti siano. Sparano diversi colpi di pistola, almeno una decina. Poco dopo, al 113 arriva una telefonata. Qualcuno avvisa la Polizia. Sul posto gli agenti trovano sul selciato, in via Esopo, due persone. Giulio Fiorentino, di 30 anni, nato a Torre del Greco, viene portato alla clinica Villa Betania, dove muore poco dopo per le ferite da colpi d'arma da fuoco. Vincenzo Di Costanzo, di 24 anni, trasportato all'Ospedale del Mare, riporta ferite alle gambe e all'inguine.
Non perde conoscenza, viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico e non è ritenuto in pericolo di vita. Entrambe le vittime, secondo quanto riferisce la Polizia, sono già note alle forze dell'ordine. Impossibile raccogliere elementi testimoniali. Nessuno ha visto o sentito niente. Nessun contributo potrà arrivare da immagini registrate. In zona non ci sono telecamere di videosorveglianza. Un possibile contributo potrà arrivare, quando sarà in grado di conferire con gli investigatori, dal ferito nell'agguato, Vincenzo Di Costanzo. Diversi gli interrogativi cui dare risposta. I due finiti nel mirino erano entrambi bersaglio designato dei killer o solo uno dei due mentre l'altro è rimasto coinvolto perchè in sua compagnia?
L'agguato va ricondotto alle dinamiche delle lotte di camorra per il controllo degli affari illeciti nella zona? È questo un altro interrogativo cui dare risposta.
«Nel contesto di Ponticelli - secondo la relazione fornita al Parlamento - la frantumazione strutturale e operativa del clan De Micco ha dato luogo alla proliferazione di altri gruppi che hanno sfruttato anche l'indebolimento del contrapposto clan D'Amico. Pertanto, si è in presenza di un cartello criminale formato dalle storiche famiglie De Luca Bossa-Minichini-Schisa che si sono coalizzate con altri clan dei quartieri limitrofi estendendo la loro influenza anche nel comune di Cercola. Nel territorio permane, comunque, l'operatività della contrapposta famiglia De Martino, fedelissima del disarticolato clan De Micco che gestisce alcune piazze di spaccio nella zona del Rione Fiat con il placet dei De Luca Bossa, mentre, nel Rione Luzzatti, si conferma il forte radicamento della famiglia Casella - articolazione del disciolto clan Sarno - i cui esponenti di vertice ed affiliati sono stati scarcerati nel mese di ottobre 2019 per un difetto procedurale dopo essere stati raggiunti, nel 2018, da un provvedimento restrittivo». Inoltre, secondo quanto denuncia la Dia, per il clan De Luca Bossa-Menichini sono presenti sul territorio «due giovani esponenti delle citate famiglie criminali, dei quali uno scarcerato nel mese di aprile 2020 e sottoposto agli arresti domiciliari, i quali starebbero radunando anche personaggi del disciolto clan Sarno».
Leggi l'articolo completo suIl Mattino