«Ci tengo a chiarire che non è stato abbandonato, ma ha deciso di vivere fino all'ultimo in estrema coerenza. Ha voluto con caparbietà ed amore restare qui...
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Irruente, spigoloso, uno con cui era più facile litigare che andare d'accordo, ma che dietro l'aria burbera nascondeva un grande cuore: lo descrivono così gli attori che lo hanno seguito negli anni in gran parte delle sue produzioni (come Gianni Sallustro, per anni suo attore principale e braccio destro) e che stasera hanno voluto omaggiare il regista dedicandogli un pensiero, un ricordo o la recitazione di un monologo che particolarmente li legava.
Frequentatore del teatro e ammiratore dei suoi lavori anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che per l'occasione ha sottolineato che «Michele è morto povero, non ha avuto tanto dalla nostra città. Credo che meritasse ancora più soddisfazioni in vita, molti lo hanno amato e tra questi ci sono anche io». Solo pochi mesi fa il primo cittadino aveva chiesto, per aiutarlo nella sua indigenza, l'applicazione della legge Bacchelli, che riconsoce un sussidio a favore dei cittadini illustri che versano in stato di particolare necessità. L'appello all'amministrazione comunale, invece, arriva proprio dalla voce del nipote Giancarlo, che confida nel sostegno dell'ente affinché il Teatro Instabile continui a vivere in memoria dello zio. A portare il suo ultimo saluto, seppur rapido, a Del Grosso anche Manlio Santanelli, a cui l'impresario dedicò una retrospettiva che indagava i primi venticinque anni della produzione del drammaturgo napoletano, che culminò con la messa in scena di "Sei prime scene".
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Il Mattino