Violenza contro i camici bianchi, aggressioni ai danni di medici e infermieri nei pronto soccorso e sui mezzi del 118. Ieri due aggressioni nello stesso giorno, a Barra e a Piazza...
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La seconda aggressione avviene a metà pomeriggio. «La postazione Ascalesi del 118, da noi soprannominata cicogna in quanto a bordo sono nati due bambini - segnala ancora l'Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate - è attivata alle 17,30 per un codice rosso. Un uomo di 49 anni in via Melloni è in arresto cardiaco. In 8 minuti il mezzo giunge sul posto, iniziano le procedure di rianimazione che durano oltre 40 minuti. I parenti accusano il team di essere in ritardo (ma non è vero ndr) e iniziano a inveire ed aggredire verbalmente». Arrivano spintoni, insulti e la tristemente nota minaccia di morte in caso di decesso del paziente. «Vi sparo in testa». Una prospettiva agghiacciante. «Poco prima di dichiarare la morte del paziente - racconta ancora l'associazione guidata dal medico del 118 Manuel Ruggieri - giunge una pattuglia della polizia allertata dalla centrale del 118 che con difficoltà riesce a scortare l'equipaggio in ambulanza. Tra qualche mese se continua così - commenta Ruggiero - nessuno vorrà più svolgere questo servizio».
La violenza in corsia segue dinamiche note ma le ipotesi di soluzioni sembrano solo palliativi. La legge nazionale che inasprisce le pene è in dirittura di arrivo ma non prevede, come richiesto, l'attribuzione ai camici bianchi della qualifica di pubblico ufficiale che consentirebbe la procedibilità d'ufficio. Le aggressioni continuano con sempre maggiore frequenza. Come il 4 marzo scorso a Nola: nonostante la tempestività dei soccorsi la dottoressa viene aggredita senza motivo con insulti e schiaffi. Coinvolti anche autista e infermiere intervenuti. I camici bianchi riescono ad avvertire i carabinieri. Il personale viene refertato con 5 e 7 giorni di prognosi, il mezzo sottratto al servizio. Il 9 marzo l'allerta giunge da Sant'Antimo: una donna e i suo bambino di appena un anno e mezzo sono ostaggio del compagno della donna tossicodipendente e agli arresti domiciliari. Urla, minacce, poi il tentato suicidio dell'uomo, quindi le escandescenze in ambulanza. I carabinieri intervengono dopo un'ora. L'8 marzo l'aggressione avviene a Pianura, soccorso a una donna in codice giallo. Anche in questo caso l'aggressione scatta al diniego di far entrare un familiare sul mezzo del 118. «Barbarie che deve finire » commenta Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale del Verdi. Intanto il commissario della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva ricorda che entro luglio saranno montate le web-cam su ambulanze e personale. «Un nodo irrisolto - conclude Antonella Barbi, medico del 118 e rappresentante della Cisl - è il soccorso ai pazienti psichiatrici. Difficile attivare un Trattamento sanitario di notte e le forze dell'ordine sono sottoposte a regole di ingaggio che vanno ricodificate». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino