Hanno iniziato presto, usando i fucili ad aria compressa, quelli a piombini «che fanno male» e che provocano urla, paura tra la gente e risate dai balconi. Poi le armi...
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Sempre nella stessa Fiat Bravo, quella usata dal presunto capo Matteo Balzano, qualche giorno dopo, stessa scena, stesso frasario: «Le chiavi della casa... prendi due kalash... prendi pure quelle botte», dice Cangiano a proposito di un'altra presunta seduta di allenamento.
Ma di armi e di abitudini criminali si parla anche in casa e non solo in vista di una prova. Indagine condotta dai pm anticamorra Alessandra Converso e Enrica Parascandolo, vengono captate anche le parole di sfogo del padre di un ragazzo appena maggiorenne, finito in cella grazie alla retata di venerdì scorso. Il genitore non è un affiliato, ma «preferisco fare le cose da solo, così se mi busco mille euro non li devo dividere con nessuno», mentre il figlio è uno che esce tutte le sere. Ed è anche una questione di look fa capire il genitore, mentre si sfoga in famiglia: «Quello mio figlio va trovando chi lo uccide, esce tutte le volte e tutti i giorni con la pistola addosso...». Poi il passaggio legato all'outfit: «Quando si mette lo scaldacollo, vuol dire che deve andare a fare qualcosa di brutto...», sempre a proposito dell'esigenza di mimetizzarsi quando si esce con l'arma in pugno. Sangue, paura, racket. Negli ultimi due anni, questo gruppo di fuoco avrebbe imperversato nell'area nord di Napoli, a dispetto di arresti, sequestri, di decine di condanne diventate definitive. Un gruppo che fa leva attorno al presunto stato maggiore, quello di Matteo Balzano, che sembra ricordare con un pizzico di nostalgia quando muoveva i primi passi, impugnano un fucile a pallini come fosse un'arma da guerra. Ecco i ricordi di Matteo Balzano, a proposito di spari dall'alto contro un incolpevole passante: «Il sangue gli usciva... come la fontanella». Tocca a Patrizio D'Aria fare sfoggio dei ricordi personali: «Oh Matteo, quello che lavorava nella rosticceria di Valerio? Quello che pare Pierino, prese la botta in testa, stavo pure io sul balcone, bello e buono Luigi gli sparò in testa, bam». E ancora ricordi corali di piccioni abbattuti, di fruttivendoli spaventati alle cinque del mattino, in una girandola di episodi in cui sarebbe toccato a Gianluca Annunziata chiedere a tutti un minimo di self control: «Perché non facevamo una bella figura agli occhi della gente...». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino