Li chiamano gli «invisibili» e hanno sempre la valigia pronta per inseguire i latitanti da un capo all'altro del Paese, e talvolta anche all'estero,...
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Un lavoro fatto in piena sinergia tra polizia e carabinieri, come più volte sottolineato dal questore di Napoli, Antonio De Iesu, e dal comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco, che ha dato il suo risultato. Come già avvenuto anche in altre diverse occasioni.
I 50 uomini che della sezione catturando della Squadra mobile di Napoli sono coordinati dal vicequestore Nunzia Brancati. La selezione degli uomini destinata alla «sezione catturandi» avviene sul campo, tra gli uomini in forza alla Squadra mobile. Devono essere investigatori di grande esperienza, predisposti a un lavoro di squadra, fatto di pedinamenti, appostamenti e ascolto, dove non deve essere trascurato alcun particolare e dove molto conta anche la valutazione del contesto ambientale.
Trenta invece sono gli uomini della sezione catturandi che fanno capo al reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri. Sono militari con alle spalle diversi anni di servizio affiancati da alcuni più giovani, guidati da un esperto tenente. Tutti abituati però a un lavoro sotto traccia, a non apparire mai e a non trascurare alcun dettaglio, anche quello più insignificante che però può essere determinante per scovare un latitante.
Volti che devono essere anonimi. Talvolta basta poco per mettere a repentaglio un'attività che semmai è andata avanti per mesi.
Tutti gli uomini della catturandi - sia della polizia che dei carabinieri - devono essere in grado di poter agire nel più breve tempo possibile. Come è avvenuto ieri. Dal momento in cui polizia e carabinieri hanno deciso di intervenire al momento dell'irruzione è passata poco meno di un'ora. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino