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I «muscoli» della camorra. E le sfide di sottile psicologia, come quella di Pasquale Cristiano, ritenuto dagli inquirenti il capobastone del clan 167 di Arzano, che, ottenuto dai giudici il permesso di lasciare i domiciliari per partecipare alla Prima Comunione del figlio, si è recato in chiesa in una fiammante Ferrari decapottabile, perché tutti lo vedessero bene. Altro che basso profilo. E non basta: perché il boss potesse sfrecciare senza intoppi in questa città moralmente e pericolosamente «sgarrupata», i suoi affiliati hanno bloccato via via gli incroci. Dietro di lui, per scortarlo, una Lamborghini, guidata dal capozona di Frattamaggiore, che apriva un corteo di Suv e auto di grossa cilindrata, come nelle migliori inquadrature di Gomorra ultima serie. Uno schiaffo alla città e un messaggio di prepotenza e potenza criminale mandato da chi, pur essendo detenuto in casa da un anno e con altri guai giudiziari all’orizzonte - il nome di Cristiano è infatti finito nell’ordinanza che ha portato in carcere 31 affiliati alla cosca Amato-Pagano - ha voluto ribadire un concetto semplice, elementare, terrificante: «Qui comando io».
E Arzano si è ammutolita. Perché della scorrazzata del boss in Ferrari e del blocco del traffico, avvenuti domenica scorsa, nessuno ha fatto parola. Nemmeno un’immagine sui social, che ad Arzano sono sempre prodighi di notizie vere, false o strumentali. Chissà se per questo il boss c’è rimasto male. E allora hanno provveduto gli stessi affiliati a postare la «mandrakata». E i commenti, manco a dirlo tutti «in lode», sono grandinati a centinaia. I carabinieri della compagnia di Casoria e quelli della locale tenenza hanno inviato un dettagliato rapporto sia alla Direzione Distrettuale Antimafia che alla Procura di Napoli Nord, competente per territorio, per le valutazioni e gli eventuali provvedimenti del caso. Mentre a denunciare tutto pubblicamente sono stati il senatore Sandro Ruotolo, che vive sotto scorta per le gravi minacce della camorra casalese, e il presidente del Pd di Napoli, Paolo Mancuso. I due esponenti politici invocano l’immediato intervento della commissione parlamentare antimafia perché Arzano è ormai un caso nazionale. «Bisogna di nuovo accendere i riflettori su Arzano - scrivono Ruotolo e Mancuso - perché nonostante gli sforzi dello Stato di ripristinare la legalità, la camorra lancia segnali pericolosi alla cittadinanza.
Il Mattino