Strage del viadotto, in aula i difensori degli imputati di Autostrade per l'Italia Spa puntano il dito contro «le condizioni del pullman e la condotta imprudente del...
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Altra questione affrontata dal difensore di Renzi è stata «la particolarità del fenomeno corrosivo, mai oggetto di uno studio scientifico riconosciuto a livello nazionale e internazionale e dunque l'incertezza scientifica e tecnica del fenomeno che incide sull'oltre ogni ragionevole dubbio». La difesa respinge la tesi della pubblica accusa e le conclusione del perito, il professor Felice Giuliani. Mentre l'avvocato Filippo Dinacci, difensore dell'ingegnere Paolo Berti, dirigente della società Autostrade per l'Italia spa (accusato di concorso in disastro colposo e omicidio colposo plurimo, dieci anni di carcere la richiesta) ha concentrato la sua arringa sulla «non prevedibilità e non evitabilità dello specifico e patologico fenomeno corrosivo, e dei suoi tempi di progressione influenzati dall'accoppiamento galvanico ferro-magnetite. La conseguente non prevedibilità e non programmabilità di un intervento manutentivo». Nel corso della sua arringa difensiva ha rimarcato «le ottime condizioni dei tirafondi del viadotto dell'Acqualonga all'epoca dei lavori del 2009 e ancora che i controlli sulla tratta di competenza del mio assistito non venivano effettuati soltanto dalla direzione di Tronco, ma anche da società ed enti esterni tra i quali il ministero trasporti e la Spea, controlli che non hanno mai evidenziato i fenomeni di corrosione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino