Una lista di nomi, personaggi di riconosciuto spessore criminale che hanno lasciato la cella in questi mesi. Presunti boss, soggetti indicati come killer ma assolti in processi...
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Un botta e risposta, una sorta di faida strisciante per chi riesce ad «allargarsi» nella gestione del racket sulle pizzerie e su quant'altro è in grado di muovere economia. Ma c'è dell'altro. Come gli spari contro la pizzeria «Terra mia», lo scorso 4 gennaio, nei pressi di via Duomo. Quattro colpi sparati contro la porta della pizzeria intorno alla mezzanotte, poi un giovane emissario del clan che si presenta sul posto e consiglia di non fare denuncia, come raccontato da Mario Granieri, titolare del ristorante. Una storia rimasta sotto traccia fino allo scoppio della bomba contro Sorbillo, quanto basta a riproporre la questione del racket delle pizzerie.
Ma chi c'è dietro queste pressioni? Chi ha organizzato stese e intimidazioni tra dicembre e gennaio? Impossibile al momento stabilire nessi di causalità, ma gli inquirenti lavorano su uno scenario segnato dalla recente scarcerazione di soggetti ritenuti di un certo peso. Giugno scorso, dunque: assolto e scarcerato Vincenzo Sibillo, padre di Emanuele e Pasquale (quest'ultimo sta scontando una condanna a tredici anni e quattro mesi, grazie all'unificazione di due condanne in due processi per fatti diversi), mentre a novembre il territorio ha fatto registrare la scarcerazione di Salvatore Barile, a sua volta indicato come esponente di spicco del clan Mazzarella. Ripetiamo a scanso di equivoci: non c'è alcuna accusa formalizzata nei confronti dei due soggetti rispetto ai fatti di questi mesi, ma le forze dell'ordine hanno comunque preso atto di queste ed altre scarcerazioni di soggetti legati ai Del Prete e ai Ferraiuolo. Rabbia e paura tra i Decumani, scenario rovente. Intanto va avanti l'inchiesta sulla bomba carta fatta esplodere mercoledì notte in via Tribunali. Ieri in Questura è stato ascoltato Gino Sorbillo, parte lesa e persona informata dei fatti. Sorbillo (che ha poi confermato di voler riaprire la pizzeria) ha risposto alle domande sotto il coordinamento del primo dirigente Luigi Rinella, in un'inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano, Francesco De Falco e dall'aggiunto Giuseppe Borrelli. Nega di aver ricevuto minacce o richieste estorsive in questi anni, si indaga sul carattere dimostrativo del raid, all'insegna del colpirne uno, quello più famoso, per andare a riscuotere il pizzo quando l'attenzione mediatica si sarà abbassata. Primi punti fermi nelle indagini: è chiaro che l'attentatore inquadrato nel video, volto travisato da passamontagna, non era solo. Un complice lo attendeva in sella a uno scooter, per poi darsi la fuga. Inchiesta che punta dritto sul clan Mazzarella, quelli che hanno maggiore interesse a colpire nel feudo dei Sibillo.
Ma intanto continua a non esserci pace, a Napoli. Nonostante la quantità di controlli, ancora atti di intimidazione e prepotenze delle giovani leve dei clan. Ieri, infatti, registrate due nuove «stese» in centro. Hanno sparato per strada, a distanza di un paio di ore, in due zone del centro cittadino. Una decina di colpi: nessun obiettivo preciso, ma un messaggio intimidatorio. La prima in via Francesco Correra, intorno alle 17. L'allarme lo hanno lanciato i passanti che hanno fermato una pattuglia. Davanti all'ingresso di uno stabile gli agenti della Scientifica hanno rinvenuto 9 bossoli calibro 9x21 e un proiettile inesploso dello stesso tipo. In quella zona, hanno appurato gli investigatori, abitano diversi pregiudicati ritenuti legati al clan camorristico dei Lepre e non si esclude quindi che uno di loro possa essere il destinatario del messaggio. Poco più tardi almeno 7 colpi sono stati esplosi in via Villari, al Rione Sanità, intorno alle 19.30; anche in questo caso nei paraggi della zona della stesa abitano alcuni pregiudicati.
(ha collaborato Nico Falco) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino