Il governo sta lavorando ad una ipotesi concreta per evitare la cessazione dell'attività produttiva nello stabilimento Whirlpool di via Argine. Lo annuncia...
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LE TRATTATIVE
Era del resto, e rimane, l'obiettivo numero uno per il governo, i sindacati, le istituzioni del territorio, i lavoratori di Napoli. Ma in fondo anche per la stessa Whirlpool che al di là dell'irrigidimento mostrato finora sulla sua posizione vedrebbe comunque con interesse la ripresa del dialogo, atteso che la multinazionale ha interessi importanti in altre parti d'Italia e nessuna voglia a quanto pare di rinunciarvi. Ma la scintilla del confronto deve scattare su basi concrete e l'eventuale coinvolgimento di Invitalia potrebbe servire allo scopo, come da più parti si comincia a sostenere. La società in house del ministero dello Sviluppo economico potrebbe diventare un fattore decisivo per ragionare del futuro del sito di via Argine, ancorché al momento nessuno l'abbia ufficialmente ancora contattata, come anche ieri è stato ripetuto dall'entourage dell'ad Domenico Arcuri. Ma cosa vuol dire in concreto l'intervento di Invitalia? Gli scenari plausibili sono, come detto, due. Il primo, che piace soprattutto ai sindacati e ai lavoratori (indotto compreso) vede la rinuncia di Whirlpool a cedere o chiudere lo stabilimento e la sua disponibilità a lavorare con Invitalia e con le risorse garantite dalla Regione Campania su una nuova mission produttiva, ancora peraltro da individuare dal momento che la rinuncia alla produzione delle lavatrici difficilmente verrà rimessa in discussione. Questo tipo di collaborazione, che il governo supporterebbe attraverso Invitalia anche con un certo sforzo economico, potrebbe passare per la nascita di una nuova società con sede a Napoli e la partecipazione in quota maggioritaria di Whirlpool e minoritaria di Invitalia, possibilità quest'ultima consentita dalle norme (non sarebbe invece affatto immaginabile l'ingresso di Invitalia nella proprietà della multinazionale). Nella nuova compagine azionaria però potrebbe esserci spazio anche per altre realtà del territorio o comunque di capitali privati interessati a cogliere un'opportunità di business. Naturalmente questo nuovo percorso diventerebbe inutile qualora la multinazionale accettasse a prescindere l'intervento di Invitalia ritenendolo decisivo per la sua permanenza a Napoli e dunque scartando altre ipotesi di riassetto societario.
IL PIANO B
C'è poi il piano B, per così dire, visto che parliamo sempre di scenari tutti da verificare. E cioè che i sindacati, con la garanzia della solita Invitalia, accettino di discutere con Whirlpool l'ipotesi della reindustrializzazione del sito di Napoli. Ovvero, della cessione dell'azienda ad un nuovo acquirente, con il valore aggiunto - rispetto all'inutile trattativa condotta finora - della presenza di una società pubblica a garanzia del nuovo percorso produttivo oltre che della conferma di tutti i livelli occupazionali. È in fondo quanto prevedeva il decreto anti-delocalizzazioni ricordato dal suo promotore, l'ex ministro Carlo Calenda, nell'intervista al Mattino di qualche giorno fa. In questo caso potrebbe essere utile, stando sempre ai si dice raccolti in queste ore, allargare il campo dei potenziali acquirenti, limitato finora alla sola Prs, per avviare una ricognizione più ampia e soddisfacente sulle eventuali disponibilità esistenti. Naturalmente non sarebbe un percorso facile o di breve durata ma potrebbe garantire risposte più concrete e soprattutto definitive sulla reale praticabilità di questo secondo scenario.
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Il Mattino