Esplosivo e stese nel centro storico di Napoli, così il clan Mazzarella amplia il raggio d'azione

Esplosivo e stese nel centro storico di Napoli, così il clan Mazzarella amplia il raggio d'azione
Tre nomi, tre soggetti su cui si concentrano le indagini degli 007 dell'Antimafia. Si segue la pista degli uomini del clan Mazzarella per scoprire chi il 16 gennaio scorso...

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Tre nomi, tre soggetti su cui si concentrano le indagini degli 007 dell'Antimafia. Si segue la pista degli uomini del clan Mazzarella per scoprire chi il 16 gennaio scorso piazzò la bomba che doveva esplodere sul balcone della casa dei titolari di una pizzeria di via Tribunali sotto estorsione e invece deflagrò davanti alla saracinesca di Sorbillo al piano terra dello stesso edificio. Ci sono dichiarazioni e intercettazioni ambientali, indagini di polizia e carabinieri che incrociandosi consentono di allargare il raggio di osservazione sul racket nel centro storico, su stese e punizioni.

 
«Ora a San Gaetano ci siamo noi e tutti pagano» tuona l'emissario del clan. È Antonio Iodice, detto o chiuvo, vent'anni. Lo descrivono come uno dei più determinati a scalare i ranghi della criminalità organizzata: un anno e mezzo fa, assieme a un complice, aprì il fuoco su una pattuglia di Falchi che volevano fermarli in zona Decumani, e giovedì scorso è finito in carcere per l'estorsione alla coppia di pizzaioli (lei che decide di denunciare tutto ai carabinieri e lui che resta reticente e vorrebbe provare ad apparare), la stessa coppia a cui era destinata anche la bomba esplosa davanti al locale di Sorbillo. Iodice deve rispondere di estorsione in concorso con Pietro Perez e Marco De Martino. Si sospetta che abbiano agito per favorire il clan dei Mazzarella. Ed è questa l'orbita criminale verso cui sono orientate le indagini sugli autori del raid dinamitardo di sei mesi fa nel cuore dei Tribunali.

C'è una pista. Ci sono testimonianze e intercettazioni ambientali. Si parte da un assunto che il gip riprende nell'ordinanza cautelare che ha portato in cella i tre estorsori della zona di San Gaetano: ci sarebbe una duplice finalità per la bomba da Sorbillo. Non si può escludere - scrive il gip Bardi - «che l'atto intimidatorio, verosimilmente compiuto da persone vicine a Iodice e Perez, avesse la duplice finalità di dare un segnale di forza ai Sibillo (all'epoca attivi a San Gaetano prima che fossero tratti in arresto per estorsione ai danni della pizzeria Di Matteo) e contemporaneamente intimidire il destinatario delle richieste estorsive». Un duplice movente, dunque: la guerra contro la «paranza dei bambini» e la punizione per chi non paga il pizzo. Perché è questa la strategia del clan Mazzarella: reclutare giovani per fare il lavoro sporco e imporre con stese e racket il proprio potere. «Ogni volta che hai detto no hanno sparato» dice al moglie al marito sotto estorsione.

«Ma per prendersi San Gaetano in mano vuol dire che fanno parte di qualche clan» ragionano marito e moglie senza sapere di essere intercettati. Parlano di Perez, Iodice e i loro compagni. «Hanno la gente dietro per questo... altrimenti come vi permettete a prendervi la zona in mano». Il riferimento è al clan Mazzarella, una delle più grandi realtà camorristiche di Napoli, che da San Giovanni a Teduccio ha marciato su mezza Napoli conquistando un rione dopo l'altro. «Tutti pagano a San Gaetano... pagano le pizzerie, il salumiere, anche i parcheggiatori abusivi» dicono, ripetendo voci di quartiere e le parole pronunciate dall'esattore che pretendeva da loro mille euro, in contanti e subito.


È il 30 aprile scorso, appena tre mesi fa, quando un nuovo collaboratore di giustizia parla a pm e investigatori della Dda. È Gennaro Buonocore, un ex del clan Mazzarella, si occupava delle estorsioni in zona Mercato. Racconta di come i Mazzarella abbiano scalzato i Sibillo dal centro storico. Ne sarebbe un esempio la stesa in vico Giganti nel cuore dei Decumani. «Si tratta dell'attuale roccaforte dei Sibillo - dice il collaboratore - C'è una piazza di spaccio. Gli spari saranno stati indirizzati ai gestori della piazza». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino