Risale al 16 ottobre 2016 la legge contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro nero in agricoltura. Questa stabilisce pene severe per combattere l'illecito, prevedendo...
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Una legge attesa da anni, un attacco frontale a questa pratica brutale posta in atto da imprenditori privi di morale o, più spesso, dalla criminalità organizzata, lucrando senza scrupoli sulla povertà e sulla necessità di lavorare degli stranieri. Eppure ad oggi nulla sembra essere cambiato. Stanno ancora ammassati all'angolo della circumvallazione esterna, a via Santa Maria a Cubito o a ridosso del cimitero di Giugliano.
Dalle prime ore del mattino, stretti nelle loro felpe, aspettano bramosamente che qualcuno li carichi sulla propria auto e gli dia lavoro per una paga da fame. Venti, massimo trenta euro per un'intera giornata di lavoro nei campi tra il giuglianese ed il casertano o all'interno di un’azienda. Retribuiti in maniera difforme rispetto alla quantità di lavoro prestato, in condizioni di lavoro degradanti, senza norme igieniche o di sicurezza. E sono grati per questo.
Nei loro occhi timorosi, che guardano supplichevoli le macchine che si accostano, sperando ci sia da lavorare per loro, si è spenta la forza, l'ardore della loro terra. La loro dignità sbiadisce per far posto alla sottomissione a padroni oppressori che lucrano sul lavoro dei loro muscoli tesi, sulla loro pelle di ebano grondante sudore. Si tratta di una vera e propria forma di schiavitù perpetrata, in sfregio alla legge, nei confronti di una delle fasce di popolazione più povere e indifese. Il caporalato è tutt'oggi una delle piaghe del mezzogiorno d'Italia.
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Il Mattino