Concorsopoli a Napoli, carabiniere indagato per depistaggio nell'inchiesta

Concorsopoli a Napoli, carabiniere indagato per depistaggio nell'inchiesta
Avevano ripreso a tessere la trama di sempre, con un doppio obiettivo: cancellare tracce sul proprio conto, raccogliere soldi. Sono queste le ipotesi che hanno spinto la Procura...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Avevano ripreso a tessere la trama di sempre, con un doppio obiettivo: cancellare tracce sul proprio conto, raccogliere soldi. Sono queste le ipotesi che hanno spinto la Procura di Napoli a chiedere ed ottenere un aggravamento della misura cautelare a carico di due presunti esponenti di un gruppo in grado di condizionare lo svolgimento delle prove per l’accesso nelle forze armate. Concorsopoli atto secondo, c’è una novità sul fronte delle indagini: ieri mattina sono stati condotti in carcere due dei principali indagati che - lo scorso ottobre - erano finiti agli arresti domiciliari. Finiscono così in cella Sabato Vacchiano e Giuseppe Claudio Fastampa, mentre è stata rigettata la richiesta di arresto di un altro indagato, il carabiniere Enrico Di Marino, che resta indagato a piede libero per depistaggio. Ma andiamo con ordine a raccontare un nuovo tassello dell’inchiesta coordinata dal pm Giancarlo Novelli e dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, in una vicenda che punta a fare chiarezza sulla gestione di un algoritmo e di altre informazioni top secret messe sul mercato dei concorsi per l’Esercito (anno 2016, ferma volontaria a tempo indeterminato), ma anche per l’accesso nell’arma dei carabinieri. 

 
Chiaro il ragionamento svolto dal gip Linda Comella: siamo alla fine di ottobre, quando Enrico Di Marino si mette all’opera. Ha inizio una strategia che, secondo un reato di recente formulazione, va letta come depistaggio. Scrive il gip: «Contattando Carlo Borrelli ed invitandolo a distruggere il materiale del concorso consegnatogli ed a formattare il telefono sul quale aveva avuto contatti con il Sabato Vacchiano, elementi di prova nell’indagine in corso sugli illeciti commessi da Sabato Vacchiano, compiva atti idonei ad ostacolare le indagini». 
Decisiva a questo punto la reazione di Carlo Borrelli, uno dei candidati a un concorso per l’accesso nei ranghi delle forze militari, che decide di rivolgersi agli inquirenti. Verifiche da parte del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, agli ordini del colonnello Domenico Napolitano, che hanno ascoltato il racconto del teste d’accusa, oltre a passare al setaccio contatti telefonici e via chat. 

È il 26 ottobre scorso quando, tramite whatsapp, Sabato Vacchiano viola l’obbligo di non comunicare con l’esterno. E lo fa usando un cellulare segreto, contattando lo stesso Borrelli e dicendogli che sarebbe stato raggiunto a stretto giro dal carabiniere Enrico Di Marino (in servizio in Calabria): «Vedi che adesso ti spiega il nostro amico enry... ascoltalo e fai tutto ciò che ti dice alla lettera». 
Ma non è finita. È lo stesso Borrelli a fornire un’altra traccia agli inquirenti, tratta dalla messaggistica di facebook, con un messaggio nel quale Enrico si fa latore della richiesta di Vacchiano: «Ha detto il mio amico di buttare tutto, che il computer non va bene... togli tutto da mezzo che è inutile... non si può riparare». Insomma, una sorta di vademecum che si ripete qualche giorno dopo, il 29 ottobre scorso: «Formatta il cellulare tre volte o blocca la scheda e cambia cell... hai il virus... butta il celle e scheda sul serio che hai un virus... un virus grave... chiama l’operatore e blocca la scheda e poi spegni il cell o lo togli di mezzo il primo possibile e cancella la nostra conversazione...». 

Diversa l’accusa costata il carcere per Fastampa, che avrebbe contattato tale Anna De Biase, sua compagna, per contattare alcune persone e indurle alla massima cautela. Anche in questo caso siamo ad ottobre, fanno paura le intercettazioni della Procura. Dice lui a lei: «Li voglio chiamare prima che intercettino i telefoni»; e ancora: «Qua ci stanno diecimila euro, se rimanevano nel giubbotto, ma non li potevi mettere nella coperta...». Parlano di soldi - dice il gip - soldi da ricondurre sempre agli stessi affari.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino