Napoli, Carla: presto i fondi «Solo ritardi burocratici»

Napoli, Carla: presto i fondi «Solo ritardi burocratici»
Una lotta impari. E una corsa contro il tempo. Che non sempre riesce a dare soddisfazione alle vittime della violenza di genere. E raramente riesce a prevenirla, colmando...

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Una lotta impari. E una corsa contro il tempo. Che non sempre riesce a dare soddisfazione alle vittime della violenza di genere. E raramente riesce a prevenirla, colmando quell’annoso divario tra “paese reale” e “paese legale” che storicamente sembra segnare, soprattutto, il Mezzogiorno d’Italia. Ne sa qualcosa Carla Caiazzo, la donna di 38 anni data alle fiamme a Pozzuoli mentre era incinta all’ottavo mese della piccola Giulia - che ora ha quasi un anno - dal suo ex compagno Paolo Pietropaolo, condannato lo scorso 23 novembre a 18 anni di carcere.


E all’indomani della grande manifestazione nazionale «Non una di meno», che ieri a Roma ha riacceso i riflettori sulla necessità ormai improrogabile di un’attenzione e di un confronto su questi temi (approfonditi, da oggi, nei tavoli tematici per arrivare a una proposta condivisa per la revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza: dicitura criticata da chi ritiene che la violenza contro le donne sia un’urgenza per contrastare le tante storie di ordinaria follia che si moltiplicano), Carla non ha più voglia di parlare, dopo l’ultimo sfogo via telefono durante il dibattito organizzato dal Sindacato unitario dei giornalisti della Campania il 25 novembre, dove lei ha accusato le istituzioni di averla lasciata «sola, senza alcun supporto al di là delle promesse e della propaganda politica». «Troppe emozioni, troppa sofferenza, troppa stanchezza: Carla è molto provata, non riesce più a uscire di casa, è preoccupata per il futuro ed è comprensibile, dopo la tragedia che ha vissuto e che continua a vivere» spiega per lei il suo avvocato, Maurizio Zuccaro.

Al dramma psicologico della cancellazione della sua identità («un vero e proprio attentato che va riconosciuto come reato», sottolinea Zuccaro) si aggiungono infatti i problemi fisici (20 interventi chirurgici già subìti per i danni delle ustioni sull’80% del corpo, altri da intraprendere) e quelli economici: «Carla ha dovuto lasciare il suo lavoro di estetista per curarsi, e anche la madre ha dovuto chiudere il suo negozio per seguire la nipotina. Ma le cure sono molto costose e i soldi scarseggiano», aggiunge il legale della donna. Eppure, la Regione Campania si è attivata, chiarisce l’assessora regionale alla Formazione e alle Pari Opportunità, Chiara Marciani: «Proprio all’indomani del primo appello di Carla Caiazzo, abbiamo infatti istituito un fondo di 50mila euro complessivi per il sostegno alle donne vittime di violenza - spiega - con una delibera di Giunta regionale (la n. 280 del 14 giugno 2016) le cui linee guida del decreto dirigenziale regionale n. 144, dell’8 agosto 2016, sono state pubblicate sul Burc del 16 agosto».


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