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Per arrivare al castello bisogna salire le rampe Lamont Young, costeggiarne le case incastrate nel tufo e respirare l’atmosfera popolare e sorridente. Le balaustre, però, sono distrutte e hanno perso così tanti pezzi di pietra che le reti di contenimento le nascondono quasi per intero. «Qua si sta bene – dice Brunella Russo, una residente – Ma è tutto pericolante». A tre quarti delle rampe, dove i ragazzini giocano a pelota tra stenditoi e passeggini, la strada è interrotta da alcuni massi. È qui che si incontra Pasquale della Monaco, artista di Pizzofalcone cui il Comune ha affidato la cura del giardino esterno del castello. Della Monaco lo tiene in ordine, e da decenni organizza concerti e eventi artistici. «La Villa – ricorda – fu acquistata dal Comune nel 1997 per 5 miliardi, dopo lo scioglimento di una società che voleva rimetterla in sesto. Dopo tre anni ci fu l’incendio doloso, i cui colpevoli non sono mai stati identificati. Da allora più nulla, purtroppo».
All’esterno del castello due turiste di Trento sono sbigottite dalla bellezza e dalla devastazione dell’edificio. «Se entro al piano terra mi prende un attacco di depressione – continua della Monaco – è assurdo che un posto del genere sia ridotto così». Il piano terra di Villa Ebe è la vittoria del brutto sul bello. Montagne d’immondizia, reticoli infiniti di travi di legno, vetri colorati e rotti, disegni fallici sulle pareti di quello che è probabilmente il salotto d’arte più panoramico di Napoli. Al piano di sopra, invece, la situazione migliora. Robert abita qui. Lo si trova steso sul divano in terrazza, tra la panca e il bilanciere, le piante curate e un tavolo da lavoro. Alla sua sinistra c’è l’area della scala elicoidale, pericolante anche quella, sulla cui soglia ha appena realizzato un massetto. Alla sua destra ci sono gli appartamenti: le pareti nuove, la camera da letto, l’area svago. Se dovesse arrivare una ditta del Comune per fare i lavori? «Tengo in ordine – spiega – Inoltre, sto qui da 11 anni: se mi cacciano il Comune dovrà darmi un altro alloggio, come prevede la legge». Intanto ci sono lui e la sua compagna nella villa di Lamont Young, e tengono lontani i vandali.
Il tour di Pizzofalcone non finisce qui. Poco dopo Villa Ebe solo erbacce, transenne e buche. Il retro della caserma Nino Bixio, purtroppo, è in condizioni disastrate, come la vicina chiesa dell’Immacolata. E su via Egiziaca si contano decine di altre transenne, erbacce e discariche. A due passi c’è il cantiere infinito dell’ascensore di Santa Lucia, sui cartelli si leggono gli stemmi di Città Metropolitana, Repubblica Italiana e Comune di Napoli. «Dovremmo finire verso la fine del 2020», dicono gli operai al lavoro. «Ovunque il Monte Echia sarebbe meta di turismo di alto livello – dice Francesco de Giovanni, presidente della I Municipalità – Qui è uno dei luoghi più degradati. Anche i terranei delle Rampe sono occupati da abusivi. Negli anni scorsi il Comune ha perso i fondi europei per il recupero delle Rampe stesse e del Castello di Lamont Young. Quest’anno sono ripresi i lavori per la costruzione dell’ascensore, iniziati nel 2007. Un’eternità. Nel frattempo però la mancanza di fondi, problemi con le ditte, intoppi burocratici e disinteresse hanno trasformato il piazzale in un cantiere eterno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino