Oggi il Comune ufficializzerà la «sospensione dei buoni pasto» per i dipendenti con una circolare firmata dal direttore generale Attilio Auricchio. Il sigillo...
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I buoni pasto per i comunali non sono un elemento del salario accessorio ma letteralmente «sostitutivo» di altre voci - quelle sì accessorie - già tagliate, come l'indennità di rischio. I comunali, detto brutalmente, perderanno dalla loro busta paga tra i 140 e i 170 euro al mese. La partita dei buoni pasto vale per Palazzo San Giacomo più o meno 11 milioni l'anno. Al riguardo va sottolineato che i comunali avranno pagati in questi giorni i buoni pasto di giugno in quanto l'amministrazione viaggia con circa tre mesi di ritardo sull'erogazione di questa parte dello stipendio. Un tema serio che spinge le organizzazioni sindacali a minacciare il ricorso alle vie legali. È l'unico effetto che pioverà sulla testa dei comunali? Impossibile dirlo, adesso di certo c'è che ieri è stata emanata una direttiva ai dirigenti dei servizi - che firmano gli atti di pagamento - ai quali è stato ribadito che c'è il blocco della spesa, quelle autorizzate sono poche e che qualunque altro atto preveda una spesa la responsabilità ricade su chi lo firma. Insomma più chiaro di così non si può. Del resto il blocco dei servizi è reale al punto che mancano anche i generi di prima necessità come la carta igienica.
Bisogna chiarire che la magistratura contabile ha bloccato la spesa cosiddetta «non obbligatoria» vale a dire quella discrezionale, ed è la fattispecie dei buoni pasto. Palazzo San Giacomo può pagare solo tutto quello che arrecherebbe un danno all'ente e la fornitura dei servizi primari «perché - scrive la Corte dei Conti - sono i diritti che fanno il bilancio e non viceversa». In questa bagarre non rientrano i comunali che lavorano per le aziende partecipate sulle quali la scure della Corte dei Conti non si è abbattuta in quanto dipendenti indiretti e facenti parte di soggetti giuridici autonomi. Con il paradosso che le spese però le deve pagare il Comune.
Una furia Anselmi della Cisl: «Si tagliano i buoni pasto che ormai sono diventati fonte di sussistenza vera per le famiglie. Si tagliano gli straordinari, che venivano utilizzati per far fronte alla carenza di personale. Noi non ci stiamo, se si deve tagliare allora si taglino gli staffisti, gli stipendi più alti ma non si tocchino le fasce più deboli dei lavoratori». Quelli del Csa invece hanno convocato un'assemblea per lunedì «per iniziare un percorso di lotta a oltranza che finirà solo quando ci sarà la restituzione dei ticket».
Tocca al capo di gabinetto Attilio Auricchio - come si diceva - firmare la circolare e fornire una replica. Auricchio non si sottrae: «Il blocco della spesa - dice - non ci farà resuscitare né ci farà sanare i debiti. Aggraverà solo ulteriormente la situazione perché produrrà un effetto diretto sui lavoratori». Il capo di gabinetto dunque è critico con la magistratura contabile ma poi entra nel concreto: «Oggi firmerò una circolare in cui ribadirò la sospensione, e sottolineo la sospensione, dell'erogazione dei buoni pasto, non la loro cancellazione. E preciso anche che questo non inciderà sulle turnazioni». Auricchio racconta che il problema avrà un impatto «diretto da gennaio, in quanto abbiamo 4 mesi di arretrati che erogheremo fino a dicembre mese per mese». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino