Napoli, niente restauro al cimitero di Poggioreale: «Danni gravi, c'è pericolo di altri crolli»

Napoli, niente restauro al cimitero di Poggioreale: «Danni gravi, c'è pericolo di altri crolli»
Restano al palo i lavori di restauro, di ripristino dello stato dei luoghi. Resta fermo ogni possibile intervento di manutenzione, di fronte ad uno scenario che viene definito...

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Restano al palo i lavori di restauro, di ripristino dello stato dei luoghi. Resta fermo ogni possibile intervento di manutenzione, di fronte ad uno scenario che viene definito critico, dove - al di là delle doverose esigenze di tutela di un monumento cittadino - è necessario assicurare zero pericoli per gli operai all’interno del cantiere. Parliamo del cimitero di Poggioreale, del nostro monumentale, da più di un mese franato su se stesso, imploso, inghiottito dall’improvviso smottamento del terreno sottostante.

Un complesso edilizio posto sotto sequestro, nel quale è impossibile percorrere gli antichi viali, è impossibile provare ad omaggiare le centinaia di tombe che sono state travolte dal crollo dello scorso gennaio. E se ne sono accorti i centinaia (forse migliaia) di cittadini che nelle ultime settimane hanno inoltrato al Comune, dunque alla Procura, le loro richieste di accedere nel posto interessato dal crollo, nel tentativo di salvaguardare i resti dei propri parenti scomparsi. Si tratta di istanze legittime, che fanno comunque i conti con due questioni su cui l’ultima parola spetta alla Procura di Napoli: da un lato l’esigenza di sicurezza, a garanzia di chi è impegnato nel ripristino dello stato dei luoghi; dall’altro, l’esigenza di svolgere i doverosi accertamenti per verificare eventuali responsabilità a proposito di quanto avvenuto ai primi dello scorso gennaio. Inchiesta condotta per crollo e disastro colposo, fascicolo al momento contro ignoti, si lavora per stabilire - tra l’altro - eventuali nessi tra il lavoro di scavo per la realizzazione della metropolitana di Poggioreale e lo sprofondamento del cantiere.

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Stando a quanto emerso finora, la Procura di Napoli (al lavoro il pm Amodio e l’aggiunto Di Monte) ha anche allargato il perimetro della zona da sottoporre al sequestro. Per quale motivo? Gravi condizioni di sicurezza, secondo quanto emerso dall’ultima ricognizione di tecnici e consulenti per conto dell’ufficio inquirente. Secondo quanto appreso, la falda acquifera è sotto controllo, non ci sono altre infiltrazioni, in uno scenario che appare comunque cristallizzato. Ma i danni provocati alla zona da incuria e possibili infiltrazioni idriche sono risultati decisamente più ampi rispetto a quelli immaginati in un primissimo intervento post crollo. E sono proprio queste considerazioni a rendere impossibile la rimozione dei sigilli, anche per le tombe che non sono state interessate dallo smottamento di un mese fa. Questioni di sicurezza che riguardano le fondamenta, ma anche di stabilità per tutto ciò che concerne dalla tenuta di alcuni edifici. 

Dunque, al di là di quanto è stato ingoiato dallo sprofondamento, lo scenario resta decisamente più complesso. Non si prevedono tempi brevi, anche se - mai come in una vicenda del genere - gli interessi tra gli attori in campo sono convergenti. Sia la Procura e il Comune di Napoli, che la società che è al lavoro per la realizzazione della stazione della metro, hanno interesse a non perdere tempo. Hanno interesse a superare l’impasse provocato dal crollo. È una questione economica (specie sotto il profilo del gruppo di aziende che hanno appaltato il lavoro), ma anche di agibilità di un progetto che ha un cronoprogramma abbastanza definito, che fa leva su finanziamenti già sbloccati. Ricordate qual è la partita in campo, a Poggioreale? In campo la possibilità di collegare in pochi minuti una delle zone più popolose dell’area metropolitana con l’aeroporto di Capodichino: dal Centro direzionale alla stazione che doveva essere costruita nei pressi del cimitero, per arrivare in pochi minuti nel principale scalo aeroportuale del sud Italia. Un progetto che ha fatto i conti con una probabile variante, legata all’intervento sotto faglia idrica. 

Al lavoro i carabinieri del reparto operativo di Napoli, che - al di là della ricognizione sullo stato dei luoghi (in questo periodo affidata ai consulenti) - deve fare i conti con le carte del progetto e le possibili soluzioni alternative studiate e approvate. Accertamenti doverosi, che puntano a verificare eventuali responsabilità dietro l’episodio disastroso accuduto nell’ipogeo napoletano. Tombe sotto sequestro, una intera area inibita, centinaia di persone che attendono risposte. E che chiedono a Palazzo San Giacomo di conoscere il momento in cui potranno restituire decoro ai propri cari, al ricordo delle persone scomparse. Un’inchiesta delicata, che fa sempre e comunque leva su una doppia esigenza del tutto ineludibile: da un lato il dovere di garantire sicurezza per tutti; dall’altro l’obbligo di preservare eventuali elementi di prova da portare in un’aula di giustizia - tramite un accertamento irripetibile e alla presenza delle parti - in vista di un probabile processo. 

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Il Mattino