Crollo nella Galleria Umberto, l'amico della vittima: «Salvatore fu un eroe»

Crollo nella Galleria Umberto, l'amico della vittima: «Salvatore fu un eroe»
Voce graffiata dalla commozione, espressione determinata, propria di chi si porta dentro dolore e ricordi indelebili. Diciotto anni, in un'aula di giustizia come teste, come...

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Voce graffiata dalla commozione, espressione determinata, propria di chi si porta dentro dolore e ricordi indelebili. Diciotto anni, in un'aula di giustizia come teste, come parte offesa. Ha controllato i propri sentimenti quando ha risposto alle domande su quel maledetto pomeriggio di quattro anni fa, quello del giro in centro, della passeggiata in via Toledo, del sabato libero assicurato dai propri genitori a chi non è più bambino, a chi chiede di camminare con le proprie gambe.


Eccolo Pasquale Trinchillo, atteggiamento da giovane uomo, parte civile nel processo sulla morte dell'amico Salvatore Giordano, ucciso dal crollo di pietre dal frontespizio della Galleria Umberto. Rimase ferito di striscio, ma tramortito dentro per la morte del proprio amico di sempre.

Aula 212, giudice Mendia, il pensiero ritorna a quel cinque luglio, a quelle pietre che all'improvviso spezzano la vita dello studente di Marano. Spiega oggi Pasquale Trinchillo: «Salvatore Giordano, il mio amico, è stato il primo a rendersi conto che stavano cadendo dei calcinacci. Ha fatto uno scatto verso di noi, che camminavamo in gruppo e ci ha spinti al lato della strada. Ricordo ancora la forza della spinta che mi ha sottratto ad una morte certa. Ci spinse, mi spinse, mi ha salvato la vita, tanto che mi sento addirittura in colpa per la sua morte, per il fatto di essere sopravvissuto».
 
In aula, il papà di Salvatore Giordano piange, rivede la vita del figlio, la storia di ragazzi puliti provenienti da Marano, dalla sana provincia, che quel pomeriggio al termine di un anno scolastico avevano avuto il permesso di andare a Napoli, di prendere i mezzi pubblici, di attraversare da soli le strade dello shopping e dei turisti.

Rappresentato dalla penalista Emilia Russo, Pasquale Trinchillo è parte civile nell'unico filone processuale ancora aperto. Omicidio colposo, recita il capo di imputazione. Rappresentati dai penalisti Sergio e Angelo Pisani, i genitori di Salvatore Giordano provano a farsi forza, sperando in una condanna. A giudizio sono rimasti sei imputati, tra amministratori di condominio e dirigenti comunali. Inchiesta che punta a verificare ipotesi poco gratificanti per tutti i soggetti coinvolti, legate alle condizioni di sicurezza a ridosso di via Toledo, ma anche agli allarmi lanciati sulle condizioni del rosone centrale della Galleria e su alcuni arredi circostanti.

In sintesi, c'erano state delle avvisaglie di pericolo, degli sos evidentemente inascoltati. Ed è in questo scenario che è stato ascoltato come testimone del pm anche il gestore di un bar della zona.

Una testimonianza che suona come una conferma della tragedia annunciata: «C'erano stati altri crolli in quel periodo, ovviamente meno significativi, qualche pietra precipitata dall'alto. In ogni occasione, noi commercianti abbiamo avvertito le forze dell'ordine, tanto da ottenere l'intervento dei vigili del fuoco». Ed è sempre l'imprenditore a puntare l'indice su una delle questioni decisive per ricostruire le responsabilità della morte (annunciata) di un ragazzino di 14 anni. In sintesi, ogni volta che c'era l'intervento dei vigili del fuoco ed era necessario convocare i responsabili delle zone da cui erano caduti calcinacci, si assisteva al braccio di ferro tra amministratori di condomìni ed esponenti pubblici.

Una sorta di scaricabarile che ha di fatto paralizzato ogni intervento di manutenzione, fino a quel sabato di luglio di quattro anni fa. Una vicenda giudiziaria che attende una definizione, dopo una serie di svolte e di archiviazioni. In una prima fase investigativa, sono stati 45 i nomi dei soggetti coinvolti nelle indagini, in pratica buona parte dei proprietari di immobili in quella sezione della galleria, oltre ad esponenti della protezione civile e della macchina comunale.

Un'impostazione che non ha retto alle successive valutazioni effettuate dalla stessa Procura, alla luce di una consulenza ad hoc sullo stato dei luoghi, al punto tale da spingere gli inquirenti a firmare richieste di rinvio a giudizio a carico di pochi imputati.


Ma torniamo alla storia raccontata ieri da Pasquale Trinchillo, ai ricordi di un ragazzo sopravvissuto a quella pioggia di pietre. Iscritto in un istituto scolastico dell'hinterland napoletano, il 18enne ha spiegato di aver fatto i conti con sensi di colpa enormi. Per anni è stato accompagnato nella crescita, oltre che dai genitori, anche da assistenti specializzati in chi sopravvive a un disastro. Ha perso un anno, il giovane Pasquale ed atteso per molto tempo l'appuntamento di ieri mattina: «Volevo solo esprimere gratitudine per il mio amico Salvatore, ha donato la sua vita per salvare la mia, per me resterà per sempre un eroe». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino