Quaranta pagine dense di foto, colme di dettagli, traboccanti di segnali d'allarme. Il Mattino ha potuto leggere il rapporto del Centro Speleologico Meridionale...
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La prima immagine sconvolgente è quella collegata proprio all'evento del febbraio dello scorso anno. Nell'apertura della voragine si calò Mauro Palumbo il quale rilevò: «Si estende verso l'ingresso principale da Rampe Maria Longo per circa un metro, verso le scale dell'Ospedale per circa un metro e mezzo, verso la Farmacia per circa un metro e verso il Museo della Medicina per oltre quattro metri. È scoppiata la fogna e sono stati dilavati dall'acqua ben 45 metri cubi di materiali sciolti». Le immagini allegate sono sconfortanti. Una gigantesca area vuota si estende sotto al cortile dell'ospedale degli Incurabili.
Verranno eseguiti lavori, però mentre gli operai sono ancora sul posto si presenta un altro evento drammatico: si spacca una gigantesca conduttura dell'acqua. Quell'evento genera un'altra voragine e provoca un getto d'acqua alto più di venti metri: «Risultato - scrive l'ingegnere Esposito - in tutti i locali terranei dell'Ospedale, nella Farmacia e nella Chiesa di Santa Maria del Popolo sono apparse copiose macchie di umidità e le lesioni, che già preoccupavano da oltre dieci anni, si sono allargate, ne sono apparse altre ed è stato coinvolto anche il bellissimo pavimento maiolicato della Farmacia».
L'analisi del Centro Speleologico prosegue anche quando i lavori giungono al termine. Il gruppo si concentra sui locali terranei o seminterrati, scopre situazioni di degrado profondo collegate, soprattutto, alle condutture. Pluviali e fecali sono ridotte ai minimi termini. Nella chiesa di Santa Maria del Popolo lo scarico di un bagno sversa direttamente sulla tomba antica di un sacerdote, in alcuni locali di servizio, abbandonati da anni, il fetore dei liquami depositati sul pavimento è insopportabile, come racconta Esposito nel suo rapporto.
C'è il dettaglio di una «vanella», un luogo all'aperto alle spalle della struttura, che fa venire i brividi: «Una condotta fognaria sversa in una caditoia che spesso si ottura, così i liquami tracimano e diventa necessario guadare attraverso una melma disgustosa per liberarla...».
C'è, poi, la porzione di rapporto che si concentra sull'area della Farmacia: «...usciti dalla Farmacia abbiamo controllato buona parte delle fecali e delle pluviali. Di pluviali non ce ne è nemmeno una a norma; tutte scaricano direttamente sul basolato non impermeabilizzato, che in alcuni punti è anche in contropendenza... Quanto visto e descritto già giustificherebbe le lesioni. Ma c'è molto altro...».
La sequenza di errori e danni è impressionante, la conclusione del documento è drammatica: «Da quanto sopra detto si evince che tutti gli impianti per lo smaltimento sia delle acque fecali che pluviali sono fatiscenti; che in tutto l'Ospedale si è fatto scempio del sottosuolo; che molti locali terranei sono abbandonati e in pessime condizioni igienico-sanitarie... bisogna assolutamente trovare, ispezionare, verificare, svuotare e pulire tutti i locali terranei, con particolare riguardo a quelli che insistono sotto la Farmacia, l'Ospedale e la chiesa».
Il resto è storia d'oggi. L'ospedale è in pericolo, Il Centro Speleologico l'aveva capito già da tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino