Il rapinatore l’ha aggredita in auto. «Per prendere la borsa», dice Fabiana («Il cognome no, abito e lavoro in zona, non vorrei altri spiacevoli incontri:...
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LE TESTIMONIANZE
Tra le dichiarazioni agli atti raccolte dagli agenti, c’è quella di un’insegnante dell’istituto comprensivo, nella doppia veste di testimone e vittima, venerdì 18 gennaio. «Il malvivente ha tentato di aprire lo sportello della vettura che mi precedeva, senza riuscirci, e allora ha preso di mira la mia auto... Ha poggiato un ginocchio sul sediolino, ma io non avevo con me la borsa e ho iniziato a urlare». E ancora: Fabio Chiosi, assessore agli affari generali della I Municipalità, ha convinto un’altra signora derubata a presentare un esposto, «ma sono stato personalmente informato da ulteriori due famiglie. Le indagini sono in corso».
Barba scura e occhiali rettangolari, il volto coperto da una lunga visiera nera, dal casco e da uno scaldacollo: questo l’identikit tracciato da più donne. «Potrebbe sembrare il papà di un alunno del plesso», spiega la maestra. Di certo, conosce bene il quartiere e si sospetta per questo sia della zona e utilizza sempre la stessa tecnica: entra in macchina dal lato del passeggero, agguanta l’oggetto del contendere poggiato sul sediolino e, se l’azione non gli riesce, diventa violento, pur di guadagnare la fuga. Annuisce una psicoterapeuta 42enne, amica di Fabiana, che spiega: «Con me, ha infilato il braccio nel finestrino per impossessarsi dello zaino». Un episodio, quest’ultimo, non denunciato. Ha consegnato, invece, una relazione puntuale, a fine dicembre, un’altra madre di due bimbi che vive in via Manzoni. Avvicinata sotto casa, coperta dall’anonimato, accetta di aggiungere altri dettagli: «Il rapinatore usa un casco integrale, coglie l’attimo in cui si sale a bordo per colpire e scappa in sella a un motorino poggiato sul marciapiede e lasciato acceso». Il portiere di un elegante edificio chiede la videosorveglianza, genitori degli alunni di Villanova e Viviani più controlli. «Siamo terrorizzate, e l’allarme corre via chat: messaggi e storie si moltiplicano», dice Barbara Borrelli, stringendo la mano dei suoi due figli, entrambi bellissimi, nella palestra d’istituto aperta il pomeriggio. Al calar della sera, come al mattino, le strategie di autodifesa sono le più disparate: una mamma insospettabile gira con un coltello in tasca, un’altra usa la tracolla e un’altra ancora non mette più soldi e documenti nella borsa, a cui non rinuncia («Ma le cose di valore preferisco averle in tasca»). E non solo le mamme sono nel mirino. «Alla nonna di un compagno di classe di mio figlio hanno preso la collanina nei pressi della chiesa», aggiunge Barbara. E via Manzoni è lunga. Sos risultano all’altezza delle Poste, dell’ospedale Fatebenefratelli e di Torre Ranieri. E pure nella vicina via Petrarca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino