Napoli Est, 66 arresti oggi: sgominato il cartello contro il clan Mazzarella

In manette boss e gregari dei gruppi De Luca Bossa, Casella, Schisa di Ponticelli e Aprea di Barra e Minichini e Rinaldi di San Giovanni a Teduccio

Una confederazione criminale nata con l’unico scopo di sbarazzarsi del clan Mazzarella. È quanto emerso dalle indagini di carabinieri e polizia che, questa mattina,...

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Una confederazione criminale nata con l’unico scopo di sbarazzarsi del clan Mazzarella. È quanto emerso dalle indagini di carabinieri e polizia che, questa mattina, hanno portato all’arresto di oltre 60 appartenenti a diversi sodalizi camorristici radicati nella periferia est di Napoli.

A finire in manette boss e gregari dei gruppi De Luca Bossa, Casella, Schisa di Ponticelli, Aprea di Barra e Minichini e Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, alleatisi nel tentativo di prendere il controllo delle attività illecite di buona parte del territorio cittadino.

L’attività degli investigatori, infatti, ha permesso di portare alla luce anche l’esistenza di importanti alleanze strategiche che il cartello aveva stretto con altre formazioni malavitose come i Sibillo di Forcella e i Contini del Vasto, intese stipulate sotto l’egida della famigerata Alleanza di Secondigliano. 

In realtà l’esistenza della confederazione era emersa già negli anni passati quando, nel corso di precedenti attività investigative, le forze dell’ordine avevano fatto luce su alcuni episodi delittuosi in cui erano coinvolti, a vario titolo, alcuni degli attuali indagati. Su tutti l’agguato mortale a Raffaele Cepparulo, uomo dei Mazzarella, e in cui, per un tragico errore, fu ammazzato anche Ciro Colonna, giovanissimo incensurato la cui unica colpa fu quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Le indagini sul duplice omicidio portarono all’arresto di alcuni dei principali esponenti della confederazione come Ciro Rinaldi, capo dell’omonimo sodalizio, Michele Minichini, suo killer di fiducia e ras emergente dell’area est e le cosiddette pazzignane, Luisa Maione e Vincenza De Stefano, entrambe accusate di aver avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione dell’agguato.

Non è tutto. Alcuni mesi prima, nel corso di un blitz, era stato interrotto un summit di camorra al quale oltre a Minichini e suo fratello Alfredo, stavano partecipando anche Gennaro Aprea, rampollo della camorra barrese e Francesco Audino e Giuseppe De Luca Bossa, questi ultimi due affiliato al sodalizio di via Cleopatra. Fu in quell’incontro, e negli altri che seguirono nelle settimane successive che, come anche confermato da numerosi collaboratori, fu deciso di dare vita a un patto di ferro tra boss per eliminare definitivamente i Mazzarella. 

Un attacco frontale, quello che la confederazione voleva portare ai mazzarelliani e ai loro alleati che dovevano essere colpiti ovunque si trovassero. Una vera e propria strategia del terrore quella ideata dai confederati che avrebbe dovuto coinvolgere anche altre formazioni criminali come gli Esposito di Marigliano e gli stessi Sibillo del centro storico. Una caccia all’uomo in cui si collocano non solo le numerose stese contro i rivali, come quella avvenuta a piazza Nolana, roccaforte dei Mazzarella, ma anche, e soprattutto, alcuni omicidi strategici come quello non solo di Cepparulo ma anche di Vincenzo De Bernardo commesso dallo stesso Minichini con la complicità della Maione, della De Stefano e di Ciro Rinaldi.

Un’avanzata che appare inarrestabile quella dei confederati che, però, non hanno messo in conto le indagini delle forze dell’ordine. Il cartello, grazie a indagini mirate, inizia a perdere pezzi e i suoi principali esponenti finiscono dietro le sbarre con accuse gravissime. Il colpo di grazia, questa mattina, quando i superstiti della confederazione finiscono in manette.

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Il Mattino