Carmela Attrice uccisa a Napoli per vendetta, processo bis dopo 17 anni: «Ci sono innocenti in galera». L'agguato raccontato in “Gomorra”

Carmela Attrice uccisa a Napoli per vendetta, processo bis dopo 17 anni: «Ci sono innocenti in galera». L'agguato raccontato in “Gomorra”
Di sicuro c’è che venne attirata in trappola al citofono. E che fu vittima trasversale, perché il figlio spacciava assieme agli scissionisti. Venne uccisa per...

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Di sicuro c’è che venne attirata in trappola al citofono. E che fu vittima trasversale, perché il figlio spacciava assieme agli scissionisti. Venne uccisa per vendetta dalla camorra, senza aver svolto alcun ruolo nel mondo segnato dai clan e dalle loro logiche di guerra. Quanto ai killer, invece, a proposito di mandanti o esecutori materiali, bisogna avere pazienza. E attendere l’esito del processo che si sta celebrando dinanzi alla seconda corte di assise di Napoli (presidente Cristiano, a latere Scandone), dove sono stati rinviati a giudizio due soggetti noti alla cronaca nera cittadina: parliamo di Cosimo Di Lauro e di Mario Buono, rispettivamente indicati come mandante e esecutore materiale di un delitto che risale a 17 anni fa - gennaio del 2005 -, rimasto scolpito nella memoria di molti: parliamo dell’omicidio di Carmela Attrice, madre dello scissionista Francesco Barone, colpita a morte nel corso della furia vendicativa dei Di Lauro, di fronte all’incapacità di trovare un bersaglio mobile nelle fila degli scissionisti. 

Un agguato raccontato anche dal film Gomorra, tratto dal best seller di Roberto Saviano, sul quale ora sono concentrate le nuove verifiche processuali. Qual è il punto? Cosa spinge i giudici a disporre l’apertura di un processo su una vicenda che sembrava relegata agli archivi della cronaca giudiziaria? Ci sono le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia che indicano come mandante e esecutore materiale soggetti diversi rispetto ai nomi emersi nel corso di un primo filone processuale. Vale la pena infatti ricordare che per l’omicidio Attrice stanno scontando condanne definitive quattro soggetti ritenuti responsabili del delitto. 
Condannati per aver attirato in trappola la donna che conoscevano da tempo - era la loro vicina di casa -, nel tentativo di organizzare in proprio una piazza di spaccio, nel pieno della guerra tra clan di lauro e scissionisti. 

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Una verità giudiziaria che ora farà i conti con quanto potrà emergere dal processo bis per l’omicidio di Carmela Attrice, anche alla luce della valutazione delle parole di pentiti del calibro di Accurso, Ambra, Prestieri e Capasso. Che - in modo abbastanza univoco - indicano come esecutore materiale del delitto un personaggio diverso rispetto a quelli che sono stati condannati. Quell’agguato - dicono - lo ha messo a segno Buono, su mandato di Di Lauro. Una verità alternativa o semplicemente complementare rispetto a quella passata in giudicato? Difesi tra gli altri dai penalisti Michele Caiafa e Vittorio Guadalupi, i quattro condannati in via definitiva hanno sempre insistito sull’innocenza dei loro assistiti rispetto all’omicidio di Carmela Attrice. Difeso dal penalista Angelo Rossi, Buono proverà a ribaltare e le accuse e a sfuggire alla condanna come killer di una donna indifesa, colpita a tradimento per l’endorsement criminale fatto dal figlio in favore del gruppo degli scissionisti. 


Questione di giorni, si attende una nuova sentenza, al termine delle indagini condotte dalla Dda di Napoli. Il tempo necessario a mettere a fuoco le parole dei collaboratori di giustizia che, su questa vicenda sono andati a senso unico: «Ci sono degli innocenti in galera». Soggetti estranei alle accuse che - scrivono i pentiti - vengono retribuiti con stipendi di tremila euro al mese: i soldi del silenzio - insistono i collaboratori di giustizia -, il silenzio che scandisce una delle storie maledette della faida di Scampia.
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Il Mattino