Napoli, la festa horror in chiesa con l’impiccata sull’altare

Napoli, la festa horror in chiesa con l’impiccata sull’altare
«Salite con noi sul patibolo, ci divertiremo», l’invito è ammiccante e non mente. Dentro la chiesa di San Gennaro all’Olmo quella sera...

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«Salite con noi sul patibolo, ci divertiremo», l’invito è ammiccante e non mente. Dentro la chiesa di San Gennaro all’Olmo quella sera c’è una donna che viene impiccata nell’ambito di una rappresentazione teatrale e l’impiccagione avviene in alto, sul coro che domina l’altare cinquecentesco. La navata è piena di gente, molti indossano maschere da streghe, mostri, demoni perché è la notte di Halloween. A un lato della chiesa un angolo ristoro con due barman che distribuiscono alcolici a pagamento, alla parte opposta la postazione dove due dj promettono musica e divertimento.


L’evento s’è svolto dieci giorni fa, le foto della notte di baldoria in una chiesa che la Curia ha affidato a una Fondazione, però hanno iniziato a diffondersi da un paio di giorni, pubblicate sulla pagina Facebook degli organizzatori. Lo scandalo è scoppiato alla vista di quelle foto che, però, non troverete più perché ieri sono state rimosse, così come tutti i riferimenti al party.
 
Non sono le maschere di mostri e streghe in una chiesa a provocare disagio, nemmeno gli scatti con ragazze in abiti sexy che scattano selfie e bevono. La rabbia monta osservando l’angolino in alto a destra di una fotografia: sullo sfondo si notano due ragazze comodamente sedute sull’altare dove venne battezzato Giambattista Vico; lo sconforto cresce quando vedi una ragazza nel buio della chiesa trasformate in discoteca che si mette in posa all’interno di un confessionale; il disgusto ti prende al cospetto delle foto della rappresentazione scenica che prevede un’impiccagione davanti alla folla in maschera e quell’evento viene reso clamoroso perché è realizzato in alto, sul coro che domina l’altare.

Vincenzo Pepe, presidente della Fondazione Vico che gestisce la chiesa per concessione della Curia di Napoli, è affranto. Risponde a monosillabi, spiega cos’è accaduto: «Mi era stata prospettata una serata di cultura, una rappresentazione teatrale dedicata ai martiri del ‘99 e a Eleonora Pimentel Fonseca. Quando ho saputo cosa stava accadendo ho chiesto di mandare via tutti, le persone sono state cacciate, la serata di balli, feste e alcol io l’ho fatta interrompere».

Dalla sede napoletana della Fondazione spiegano che la rappresentazione teatrale, quella che prevedeva l’impiccagione, era stata organizzata da loro. Tutto il resto dell’organizzazione, invece, è stato affidato a una società esterna che ha programmato l’angolo con stuzzichini e bar a pagamento («Solo per rientrare delle spese») e ha convocato i due dj («Ma hanno messo solo musica al servizio della rappresentazione teatrale»).

Spiegano pure che la colpa è tutta degli ospiti i quali hanno frainteso e si sono presentati in maschera pensando a una festa di Halloween.

Una lettera che chiede spiegazioni sull’evento è stata già inviata dalla Curia alla Fondazione Vico. Il presidente Pepe non riesce a darsi pace, si commuove mentre dice «da vent’anni ci occupiamo di quella chiesa, l’abbiamo sottratta al degrado, riaperta alla città, trasformata in un luogo di cultura. E oggi per via di questa roba ci ritroviamo nella bufera. Non è giusto. Chi è responsabile di quel che è accaduto pagherà. Siamo pronti a tutelarci anche in tribunale».

Gli organizzatori spiegano di non aver fatto nulla che non fosse concordato con la Fondazione, e che le persone si sono presentate in maschera perché non hanno capito le finalità culturali dell’evento: era solo una rappresentazione teatrale.


Ma allora perché c’erano luci da discoteca, l’angolo bar e due disc jockey?
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Il Mattino