Un sipario, due sedie, un leggio e una cassa: gli operatori dello spettacolo scendono in piazza nella settimana inaugurale del Napoli Teatro Festival. Non si tratta di una...
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Il piccolo teatro itinerante si è spostato di piazza in piazza a Napoli, dal teatro Sannazzaro di via Chiaia, fino al Maschio Angioino, passando per Piazza Carità e Piazza Municipio portando avanti un monologo comico, che però descrive tutta la sofferenza di un settore che stenta a ripartire.
«Siamo le maestranze che lavorano per rendere possibile l'arte e lo spettacolo dal vivo - spiega Francesco Rispoli membro del Collettivo Professioniste e professionisti dello spettacolo Emergenza Continua - e in questo periodo, come tanti lavoratori siamo stati penalizzati. Ora chiediamo di essere ascoltati e di portare avanti le nostre proposte».
Ciò per cui si battono questi lavoratori è un reddito di continuità che garantisca la sopravvivenza fino al prossimo anno, quando, cioè, gli spettacoli e i teatri riprenderanno a pieno regime.
«Quella a cui stiamo assistendo ora - continua Rispoli - è una falsa riapertura. Solitamente il quindici giugno rappresenta la chiusura dei teatri, che ora, però, sono aperti in modalità e con regole troppo rigide. Secondo i nostri dati, con protocolli così stringenti a lavorare sarà soltanto il 20% dei professionisti del nostro settore. Gran parte di noi, quindi, dovrà cercare un'alternativa. E per questo chiediamo di non restare inascoltati».
Passi avanti, in realtà, sono già stati fatti. Dopo le manifestazioni nazionali del 27 e del 30 giugno gli operatori sono stati convocati dalla Commissione permanente della cultura. Un piccolo passo verso la risoluzione dell'emergenza.
«Non è pensabile di provare per un mese per uno spettacolo che andrà in scena poche volte e soprattutto davanti a un pubblico esiguo - dice l'attore Adriano Falivene, la voce ufficiale del flash mob teatrale - i mesi del lockdown sono stati difficilissimi per noi, ma l'arte, soprattutto in un Paese come l'Italia è un vero e proprio patrimonio da salvaguardare».
«Siamo quelli che fanno divertire - continua l'attore - se con questo termine ci rifacciamo alla sua etimologia latina, di volgere lo sguardo altrove. In questo senso, sì, facciamo divertire perchè diamo spunti di riflessione e di un pensiero differente, anche con le risate. Ora però, è tempo di porre fine agli scherzi e di pensare, sul serio, alla nostra categoria. Noi continueremo a scendere in piazza finchè avremo voce».
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Il Mattino