La fontana di Capodimonte ha 100 anni in più: ecco l'ultima scoperta

La fontana di Capodimonte ha 100 anni in più: ecco l'ultima scoperta
Cento anni in più, dopo il restyling: va via la patina verde, viene rivista la data di realizzazione della fontana che si trova al centro del belvedere di Capodimonte,...

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Cento anni in più, dopo il restyling: va via la patina verde, viene rivista la data di realizzazione della fontana che si trova al centro del belvedere di Capodimonte, trasferita qui nel 1885, sotto il regno di Umberto I di Savoia, e in origine collocata dall'altra parte del bosco.


L'opera è datata 1760 e non più 1860. L'approfondimento storico si deve al restauro che restituisce il complesso all'antico splendore. In mezzo alla vasca, si erge uno scoglio su cui poggiano quattro figure di marmo. Tra i festoni di frutta e fiori, due tritoni sono accanto a due divinità fluviali e sorreggono una conchiglia ornata da una pigna. E, dalla pigna, fuoriescono zampilli d'acqua fino all'intervento. Giochi ripristinati, un ritorno alla bellezza del passato che esalta la scultura partenopea di gusto barocco tipica dell'età dell'oro di Capodimonte, nei tempi moderni oscurata da calcare, alghe, muschi, funghi e piante. Oltre alla pulizia, si nota il consolidamento e il fissaggio delle pietre e degli stucchi e l'impermeabilizzazione del fondo.
 

Nuovo l'impianto di illuminazione, ripristinato quello idrico e rifatto il selciato grazie al finanziamento di 150mila euro da parte di Ferrarelle che garantirà anche la manutenzione per i prossimi due anni. Giovedì, l'inaugurazione. «Sfrattate» in un'altra vasca (ma non è detto che possano tornare di nuovo nella zona privilegiata) le tartarughe così amate dai bambini che frequentano il bosco. Intorno, restano le panchine rivolte verso la basilica, Capri e la linea d'orizzonte. E, alle spalle, nel museo è appena iniziata la mostra-focus «Canova, un restauro» (fino al 30 settembre), a cura di Maria Tamajo Contarini e Alessia Zaccaria, in collaborazione Amici di Capodimonte onlus e con il sostegno di Tecno srl. Restauro in presa diretta, visibile ai visitatori. L'esposizione si inserisce nel ciclo dei focus «L'Opera si racconta» con cui il direttore del museo Sylvain Bellenger vuole dare voce a dipinti, sculture e oggetti d'arte presentate al pubblico in relazione con altre opere o documenti in grado di spiegarne il contesto. Alla presentazione partecipa il direttore del Mann, Paolo Giulierini. Lo spazio dedicato è la sala 6, al primo piano; a discutere e appassionare, è il ritratto di Letizia Ramolino Bonaparte, calco in gesso, che raffigura la donna seduta su una sedia alla greca, commissionato dalla madre dell'imperatore e acquisito nel 1808 da Gioacchino Murat. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino