Fuga dai banchi a Napoli, patto tra vescovo e politica: fondi e più scuole aperte

Fuga dai banchi a Napoli, patto tra vescovo e politica: fondi e più scuole aperte
Una pioggia di soldi per finanziare il progetto scolastico ed educativo a Napoli. Per curare la piaga aperta della dispersione scolastica, la carenza di strutture primarie (a...

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Una pioggia di soldi per finanziare il progetto scolastico ed educativo a Napoli. Per curare la piaga aperta della dispersione scolastica, la carenza di strutture primarie (a cominciare dalle famiglie), e per imprimere una svolta alla crescita dei minori a rischio arriva il Patto Educativo: molto più di un protocollo d'intesa, perché stavolta il Governo fa sul serio e - recependo l'input dell'arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia - stila la ricetta impegnando i fondi del Piano di ripresa e resilienza destinando alla Campania 800 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture scolastiche. A questi finanziamenti vanno ad aggiungersi poi altri 40 milioni che saranno mirati alle 217 scuole nell'area metropolitana di Napoli: e che punteranno a combattere la dispersione scolastica, a consentire l'apertura anche pomeridiana degli istituti e a soddisfare tutte le esigenze evidenziate dallo stesso Arcivescovo di Napoli.

Sotto il cielo azzurro di Nisida e dell'istituto penale che ospita i giovanissimi che scontano il loro debito con la legge, alle 18 di ieri arriva la firma ad un protocollo che è molto più di un accordo formale; in calce ci sono i nomi dei protagonisti di questa svolta che punta a colmare decenni di latitanza da parte dello Stato rispetto ad una questione giovanile e minorile che resta una delle zavorre sociali che affossano Napoli e il Sud: i ministri dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, degli Interni, Luciana Lamorgese, insieme con l'arcivescovo Battaglia, con il sindaco del capoluogo campano Gaetano Manfredi e con la Regione, rappresentata dall'assessore Lucia Fortini

«Oggi - dice il ministro Bianchi - cominciamo da Napoli in una giornata che fa partire il Patto educativo, proprio da questa città. Un accordo che dà alla Città Metropolitana 40 milioni di euro alle scuole, mirati ai ragazzi da 13 a 18anni». Un accordo inclusivo, perché coinvolge più parti: il governo, gli enti locali, la Chiesa, la rete del volontariato e quella dell'associazionismo «che lavora e fa cose eccellenti», sottolinea il titolare del dicastero all'Istruzione. 

E allora contro il disagio educativo, la dispersione scolastica e i rischi di degenerazioni legati all'interesse che la criminalità organizzata nutre puntando sui disagi sociali arriva un piano d'emergenza. I dati relativi all'area metropolitana di Napoli sono tragici: mostrano che le percentuali di fragilità negli apprendimenti sono pari al 5,29% nella scuola primaria (media nazionale 2,61%), schizzando al 30,43% nella scuola secondaria di primo grado (media nazionale 16,65%), ed al 20,35% nella scuola secondaria di secondo grado (media nazionale 9,89%). Ecco perché l'accordo prevede lo sviluppo nella città metropolitana di Napoli alleanze territoriali tra scuole, enti locali, organizzazioni del volontariato, del terzo settore e religiose, per arginare dispersione, abbandoni e disagio formativo, e per costruire nuove forme di scuola capaci di non penalizzare alunni e alunne più fragili, ma di valorizzarli in tutti i loro talenti e accompagnarli lungo tutto il loro processo di crescita grazie ad una rete continua di supporto. 

Parole d'ordine: sinergia. Il Patto educativo per la Città metropolitana di Napoli - si legge nell'accordo firmato ieri - è finalizzato a creare i presupposti per la realizzazione di programmi e interventi integrati, finalizzati a contrastare e prevenire i fenomeni della povertà educativa, della dispersione scolastica e del disagio formativo, nell'area metropolitana di Napoli, e intende restituire centralità culturale, civile e amministrativa, alla questione educativa intesa come responsabilità dell'intera comunità, come ambito di lavoro condiviso tra tutti gli attori locali, come fattore determinante per lo sviluppo sociale ed economico del territorio, per la promozione della legalità e la prevenzione della devianza minorile e della criminalità. Come ci si arriverà? Sono gli stessi ministri Bianchi e Lamorgese a spiegarlo: valorizzando e mettendo a sistema le esperienze educative e le risorse del territorio, in una stretta connessione tra istituzioni scolastiche, Ufficio scolastico regionale, Comuni, Città metropolitana, organizzazioni della società civile, del terzo settore e del volontariato, istituzioni religiose.

Massimo sarà il rigore nei controlli. Perché, aggiunge il ministro degli Interni Lamorgese «la criminalità organizzata «si adegua alle nuove regole e noi dobbiamo operare prima e meglio di loro. Anche per questo ho dato mandato al prefetto di Napoli di chiamare anche gli altri prefetti della regione in modo da fare un piano di azione per guardare al futuro con positività. Servono regole e controlli certi per come queste risorse sono utilizzate e spese». 

Fermo e chiaro l'intervento di Manfredi. «Noi - dice il primo cittadino di Napoli - dobbiamo essere in grado di intervenire prima che il disagio della dispersione scolastica emerga, e bisogna fare in modo che si possa avere il tempo pieno, che sia nella media nazionale. A Napoli serve avere la stessa qualità di offerta scolastica che sia uguale a quella di altre parti di Italia». Parole importanti anche dall'arcivescovo di Napoli, vero ideatore del Patto: «La città di Napoli è resiliente e non si arrende al male. Questo accordo è l'occasione per custodire l'infanzia rubata», ha aggiunto sostenendo che ai ragazzi bisogna dire «che c'è sempre qualcuno in grado di accompagnarli, ma per scrivere insieme una nuova pagina di storia bisogna anche superare gli individualismi: ecco perché il Patto appartiene a tutti». A verificare il regolare utilizzo dei finanziamenti e i progressi di volta in volta acquisiti sarà periodicamente l'Osservatorio sulle risorse e sulle fragilità educative che ieri pomeriggio per la prima volta si è riunito nella chiesa dell'Immacolata a Mezzacosta a Nisida. 

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Il Mattino