Un'altra giornata d'inferno quella che si è consumata ieri al San Giovanni Bosco: un pronto soccorso di frontiera dove arrivano pazienti traumatizzati, ictus,...
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Un evento che da un lato ha fatto scattare un'indagine interna avviata da Verdolina per verificare chi e cosa abbia generato la grave disfunzione (l'ispezione sarà conclusa entro il prossimo martedì), dall'altro spinto il presidente della Regione Vincenzo De Luca a convocare i direttori generali delle Asl campane per tracciare il punto della situazione e stilare la mappa delle carenze di personale specialistico nei vari presidi e pensare a alle soluzioni percorribili anche in vista delle prossime ferie estive. Nulla è stato ancora deciso e se il Molise ricorre alla Sanità militare per fronteggiare i vuoti Basilicata, la Campania pensa invece di adottare il modello Toscana.
Si tratta di reclutare giovani medici abilitati da formare con corsi ad hoc per l'urgenza, sul modello di quanto già avviene per il 118. Dottori da impiegare poi nei pronto soccorso per tamponare la situazione. Per affrontare l'estate, tuttavia, non c'è tempo e dunque la direzione salute della Regione emanerà nei prossimi giorni una nota indirizzata ai manager di Asl e ospedali in cui li si autorizza a individuare specialisti dai vari reparti che dovranno svolgere un monte ore in pronto soccorso. Una soluzione alternativa a quanto previsto dal Decreto Calabria che dispone invece l'impiego con avvisi pubblici di Specializzandi già titolari di borse di formazione ma che non hanno ancora concluso l'iter post laurea e che, dopo due anni di attività potranno godere di una corsia preferenziale nei concorsi nella disciplina. Medici che verrebbero reclutati con contratti a tempo determinato. Una soluzione quest'ultima fortemente avversata dal mondo universitario protagonista di una mobilitazione che dalla Campania ha raggiunto la conferenza dei Rettori e il Consiglio universitario nazionale che punta l'indice sui profili di incostituzionalità della norma che sta per essere approvata. Viene stigmatizzato un pericoloso viraggio della formazione in apprendistato a detrimento della qualità dell'assistenza e con pericolosi risvolti per le azioni di responsabilità professionale che vedrebbero bruciata sul nascere, al primo errore, la carriera di un medico senza titoli. Una posizione che viene condivisa anche da una parte dell'intersindacale medica con l'eccezione dell'Anaao che invece vede di buon occhio tale soluzione.
La mappa delle carenza in Campania è ampia. I pronto soccorso dovrebbero essere presidiati da medici specialisti in urgenze, il cosiddetto medico unico deputato ad affrontare, nella prima ora, qualunque tipo di intervento. Nella Napoli 1 il San Giovanni Bosco è quello che soffre di più. Qui in servizio c'è un solo medico specialista in urgenza coadiuvato nei turni da medici del 118, cardiologi, ginecologi, neurochirurghi, chirurghi vascolari. All'appello mancano 19 unità. Anche il San Paolo è in gravi difficoltà con 11 medici di urgenza distribuiti nei turni del pronto soccorso e della medicina. Servirebbero almeno altre 6 unità. Carenti anche gli anestesisti (sono 12 dovrebbero essere almeno 18) ma nel presidio di Fuorigrotta è grave anche la carenza di ortopedici, pediatri e neurologi. Difficoltà condivise dal Loreto Mare (dove però è arrivato un anestesista dagli Incurabili) e dal Pellegrini. In ginocchio infine il Cardarelli dove mancano 25 unità di pronto soccorso e altre due unità, vincitrici di concorso, stanno per emigrare verso la Asl Napoli 1. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino