Gli operai lavorano di buona lena per completare quella struttura che chissà come si chiama: in molti dicono totem anche se sembra più simile a un fungo. Nelle carte...
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Sul piede di guerra esperti e associazioni. Fin dal primo momento il presidente dell'Aci Antonio Coppola ha tuonato contro l'iniziativa che secondo lui non è semplicemente sgradevole da vedere ma rappresenta anche un pericolo per gli automobilisti: «Sorgerà lungo un'arteria densamente trafficata e sarà una potenziale causa di distrazione e confusione per i conducenti dei veicoli. Non a caso il Codice della Strada e il relativo Regolamento di attuazione, prevedono puntuali vincoli per l'installazione di qualsiasi mezzo pubblicitario, tra cui il divieto di posizionarli in corrispondenza delle intersezioni e tra queste rientrano anche le rotatorie. Il totem di Napoli è previsto esattamente al di sopra di una rotatoria».
Annunciano azioni legali e manifestazioni di piazza anche le cento associazioni riunite nel gruppo Insieme per Napoli. Ieri c'è stato un vivace incontro che s'è concluso a tarda sera. Unico tema all'ordine del giorno il fungo di via Marina contro il quale le associazioni si sono schierate fin dal momento in cui il progetto è stato reso noto.
Il primo, e determinante, punto sul quale intendono battersi le associazioni è quello della tutela del paesaggio: quell'oggetto gigantesco piazzato sulla strada di chi entra a Napoli dalla zona Est, cancellerà completamente la vista della città. Inoltre è stato piazzato esattamente davanti alla caserma di Cavalleria Borbonica progettata dal Vanvitelli, una specie di oltraggio al genio dell'architetto. Poi punteranno sulla sicurezza stradale: oggi si saprà se si rivolgeranno direttamente alla Procura oppure tenteranno di parlare con il Comune per bloccare l'iniziativa senza arrivare allo scontro legale.
I placet per la realizzazione di quel gigante fatto di ferro e led luminosi ci sono tutti, anche e soprattutto quelli della Soprintendenza, almeno così spiega l'assessore alle infrastrutture Mario Calabrese che non ha tentennamenti: «Fin dalla fase progettuale sono stati ottenuti tutti i permessi, ovviamente anche quello di Palazzo Reale».
I piloni che reggeranno la struttura, uno dei quali è già stato terminato, sono alti undici metri. Il cerchio che completerà il fungo avrà un diametro di 22 metri e sarà ricoperto da 28 pannelli al led che avranno un'altezza di due metri e mezzo. Su quei pannelli scorreranno messaggi pubblicitari che saranno governati da una centrale computerizzata.
Non è ancora chiaro in quale maniera sarà venduta la pubblicità luminosa, anche perché «il piano generale degli impianti del Comune di Napoli è fermo al 1999 e non prevede questo tipo di strutture - dice l'avvocato Brancaccio dell'associazione Mario Brancaccio - questo tipo di pubblicità non è regolamentata, in pratica è abusiva».
Sull'utilizzo del fungo a Palazzo San Giacomo si dicono ancora dubbiosi, c'è chi pensa che possa ospitare un'opera d'arte, chi lo immagina solo come un segnale di benvenuto a Napoli, magari un po' pacchiano e ingombrante. Insomma, sostengono che non è ancora certo che ospiterà la pubblicità. E quest'ultimo dubbio rappresenta comunque un vulnus nella vicenda, vista dalla prospettiva di palazzo San Giacomo, perché quel fungo è costato cinque milioni, l'investimento è nato per portare reddito non per dare il benvenuto agli automobilisti di via Marina. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino