«Costi esorbitanti, tempi e ingombri moltiplicati, impatto archeologico e rischi geologici che potrebbero indurre cedimenti nelle fondamenta dei palazzi di via Chiaia. Tanto...
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Hanno impiegato poco più di 20 giorni gli esperti per mettere assieme le carte, integrando le relazioni già presentate l'anno scorso, sulla cui base, poi, è stata approvata la variante ai lavori, che ha ricevuto l'ok anche della Sovrintendenza a marzo, poi sospeso dal Mibac. «Il documento è finito - spiega l'ingegnere Antonello De Risi, progettista della Linea 6 - Abbiamo specificato meglio alcuni dettagli dell'opera, che in precedenza venivano solo accennati, soffermandoci su diversi punti. A cominciare dall'impatto archeologico che avrebbe spostare i lavori a piazza Carolina. Perché saremmo costretti ad effettuare nuovi sondaggi per verificare la presenza di eventuali reperti del passato.
Questo allungherebbe enormemente i tempi ed i costi: 2 anni e 8 milioni in più. Altro aspetto riguarda i rischi geologici, perché bisognerebbe far passare il tunnel sotto delle cavità, inoltre ci sarebbe un'interferenza con i sottoservizi. Effettuare degli scavi a 8 metri di profondità andrebbe ad impattare sulle fondamenta dei palazzi di via Chiaia, cosa che potrebbe anche indurre dei cedimenti. I grafici dimostrano che lì sotto c'è un dedalo di tubature. Costi e rischi sono incomparabili rispetto a localizzare il cantiere a piazza del Plebiscito, dove ci sono già i locali scavati dell'ex Ltr».
«C'è, poi, un altro motivo di ordine tecnico - spiega De Risi - che sconsiglia Largo Carolina. A piazza del Plebiscito è possibile calare dall'alto una mini-talpa scudata che è in grado di realizzare il tunnel di collegamento alla galleria del metrò di Santa Maria degli Angeli a impatto zero. Questo, invece, non sarebbe possibile con l'altra soluzione, dove bisognerebbe scavare il pozzo ex novo». Altro tema riguarda la questione dell'ingombro del cantiere. Con i lavori a Largo Carolina, infatti, ci sarebbe lo stesso un cantiere anche a piazza del Plebiscito, e molto più grande di quello attuale, perché dovrebbe ospitare i silos per l'azoto liquido necessario a congelare i ritrovamenti archeologici.
Il dossier è corredato da una corposa appendice con foto e rendering delle grate. «Queste ultime - chiarisce De Risi - dopo approfondimenti, saranno fatte in metallo o in lega, dello stesso colore dei basoli e saranno carrabili, quindi non impediranno lo svolgimento di manifestazioni». Scartata l'ipotesi della pietra, che «non garantirebbe performance adeguate per il passaggio dell'aria dalla camera di ventilazione». I tecnici in questi giorni hanno realizzato una serie di scatti ad altezza d'uomo che dimostrano l'impatto pressoché nullo delle griglie, «molto inferiore a quello delle botole e dei chiusini che sono già presenti in piazza».
La decisione si conoscerà nel giro di 10 giorni. Troppo tempo si è già perso. L'opera deve essere completata entro il 2019. «Se si tarda ancora - avverte De Risi - avremo delle reazioni da parte delle imprese che sono ferme con gli operai in cassintegrazione. Se non si riprende subito, ci saranno dei risvolti anche economici, che per ora speriamo siano contenuti, sulla pubblica amministrazione. Il cantiere non è abusivo, ha tutte le autorizzazioni». Cosa succederebbe in caso di revoca dell'autorizzazione dal Mibac? «Un danno enorme per la città - conclude De Risi - Sarebbe una scelta scellerata di cui bisognerà assumersi la responsabilità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino