La pagina Facebook del Pd Napoli ha mille iscritti (quella del Calcio Napoli, 4 milioni e mezzo). Pubblica un post mediamente ogni tre giorni. L'ultimo è del 7 gennaio:...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Elezioni suppletive a Napoli, M5S cerca il suo nome
«C'è una moda - dice il segretario - è quella di dare addosso al Pd. È colpa del Pd, ormai suona come un refrain. Noi ci impegneremo a far diventare questa frase demodé». Non ha tutti i torti questo ragazzo del 1989, laureato in economia aziendale, da sette anni nella Direzione nazionale del partito. Ma forse accade perché ci si aspetta tanto dagli eredi del Pci e della Dc, di una tradizione che faceva dell'organizzazione e del radicamento territoriale, una cifra culturale. E invece? E invece il Pd continua a esistere sui manifesti (pochi), nei comunicati stampa (molti), nelle aule istituzionali, quasi per nulla nella società. «La crisi dei corpi intermedi - ribatte Marco Sarracino - c'è, è un dato di fatto. Non riguarda solo i partiti e non riguarda solo il Pd. È difficile per tutti. Ma non ci arrendiamo. Per una volta siamo riusciti a tenere un congresso senza liti. Stiamo preparando una grande conferenza delle idee per marzo e ci stiamo guadagnando l'attenzione di personaggi importanti, come lo scrittore Maurizio De Giovanni, come l'ex magistrato Paolo Mancuso, nuovo presidente provinciale. E tutto quello che abbiamo è una stanzetta nella sede regionale. Non c'è più finanziamento pubblico, lavoriamo con poche risorse».
LEGGI ANCHE Il risiko dei sindaci nel Napoletano: le spine di Pd e Fi
Poi ci sono i numeri. Senza scomodare i dati elettorali, che pure raccontano un declino evidente, basta leggere i verbali della vita interna. Sei segretari, tre commissari in poco più di dieci anni di vita. Contenziosi, aule giudiziarie, accuse. Una grande vivacità interna, una sostanziale immobilità esterna. Poche iniziative, nessun protagonismo. Dove si è inceppato il partito? «Dal mio punto di vista il Pd ha un problema strutturale», dice Salvatore Salzano, 33 anni, impiegato pubblico, fondatore del circolo di San Carlo all'Arena, un passato nei movimenti studenteschi, a lungo attivista del Pd e poi deluso, fino ad avvicinarsi al nuovo gruppo delle Sardine. «È nato da due storie troppo diverse - dice - quella del Pci e della Dc, che su questi territori si sono combattuti a lungo. Si è sviluppata soprattutto una competizione personale e interna tra i ceti dirigenti. Io, pur avendo considerazione di molti esponenti del partito, non mi sono più sentito rappresentato. Ci vuole più coraggio, anche nella selezione del personale politico. Bisogna essere innovativi, audaci, sfidare le consuetudini. Che ragioni diamo alle persone di sentirsi rappresentate?».
LEGGI ANCHE Le Sardine tornano a Napoli il 25 gennaio
Ma non è solo deserto. Fioriscono anche esempi positivi. È nel rapporto diretto di alcuni consiglieri municipali che il Pd riesce ancora a parlare e a farsi sentire. Con Gennaro Acampora, giovane commercialista di Capodimonte che sui social ha inventato l'hashtag #senzasosta e #gennaroinconsiglio, con i quali aggiorna quotidianamente i cittadini su disagi e problem. Lo stesso lavoro certosino lo fanno Pasquale Esposito, di Secondigliano, consigliere della VII Municipalità, che scrive ogni giorno ad assessori e dirigenti comunali per segnalare disservizi, o la pattuglia di consiglieri municipali e assessori di Pianura che col 30% hanno vinto le elezioni di quartiere e da allora provano a dimostrare che cosa deve fare un partito politico: parlare con le persone e far parlare le persone. Si può fare, diceva un vecchio slogan caro a Veltroni. E allora fatelo, verrebbe da suggerire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino