Camorra e amici vip, parlano i fratelli Esposito: «I nostri soldi sono puliti»

Camorra e amici vip, parlano i fratelli Esposito: «I nostri soldi sono puliti»
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, si sono affidati a una dichiarazione spontanea: hanno dichiarato di non avere nessun legame con la camorra, provando a...

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Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, si sono affidati a una dichiarazione spontanea: hanno dichiarato di non avere nessun legame con la camorra, provando a respingere l'ipotesi di essere la testa di ponte della camorra «alta», quella che fa impresa e che punta decisamente a un livello superiore. Eccolo Gabriele Esposito (condannato undici anni fa a sette anni come affiliato al clan disciolto dei Sarno-Palazzo) e i fratelli Giuseppe e Francesco, al termine del primo round dinanzi al giudice. Finiti in cella per la seconda volta in dieci mesi, con l'accusa di interposizione fittizia di beni ritenuti di provenienza illecita, con l'aggravante di aver favorito il clan Contini-Bosti, i tre fratelli giocano le proprie contromosse.

 
Difesi dai penalisti Domenico Dello Iacono e Roberto Saccomanno (che assiste anche altri componenti della famiglia coinvolti in questa indagine), i tre indagati battono su un punto: siamo imprenditori, tutte le nostre iniziative economiche nascono da investimenti puliti. Dal rione Mercato, dove erano titolari di un'agenzia di scommesse a Posillipo, dove hanno messo su casa, fino alla gestione del Club partenopeo, discoteca accorsata e frequentata da vip o dalla buona borghesia cittadina. Una crescita imprenditoriale che solleva non pochi sospetti. Decisivi in questi anni gli accertamenti degli uomini della Dia, sotto il coordinamento del capocentro Giuseppe Linares: indagine sui patrimoni, sui flussi di denaro, sull'improvviso boom economico di tre fratelli provenienti da un quartiere popolare. Camorra e non solo, secondo la ricostruzione dei pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo e Ida Teresi, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, almeno a giudicare dal giro di frequentazioni messo in movimento dagli indagati in questa storia.


Non c'è traccia di riciclaggio - insistono gli indagati - non c'è prova di capitali sporchi, siamo puliti. Ora la parola passa alla probabile valutazione del Tribunale del Riesame di Napoli, che già un anno fa si è espresso sul caso dei tre fratelli Esposito. Furono scarcerati dopo gli arresti firmati lo scorso giugno dal gip Pollio, ma la partita si è spostata in Cassazione, che ha rimandato gli atti a Napoli. In questi dieci mesi, l'inchiesta è cresciuta: sono state acquisite le accuse del pentito Salvatore Maggio, poi le dichiarazioni dei dipendenti del Club partenopeo, quanto basta - secondo il gip Linda D'Ancona - a parlare di interposizione fittizia di beni. Amici di vip e calciatori, spesso in viaggio tra Ibiza e Milano, su di loro si concentra la nuova partita tra accusa e difesa per verificare il rapporto tra economia pulita e quattrini sospetti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino